Stress: il 40% dei lavoratori italiani vorrebbe cambiare lavoro

Secondo la ricerca WorkForce Europe 2018 condotta dall’azienda Adp, il 40% dei lavoratori sono stressati e vorrebbero cambiare lavoro o lasciarlo, a causa dell’incapacità di gestire lo stress.

La ricerca è stata effettuata intervistando oltre 10.000 lavoratori del continente europeo, di cui 1.300 dipendenti in Italia e a quanto pare la cifra dei lavoratori che soffrono lo stress è in crescita. Lo stress potrebbe diventare un grande problema per migliaia di lavoratori e portare a conseguenze negative sulla rendita e sull’economia dei paesi.

Il 16% dei lavoratori, per lo più gli over 55, quelli che iniziano a risentire degli anni di lavoro, pensano che le aziende non si preoccupino del loro benessere psico-fisico.

I problemi legati allo stress e alla salute mentale sono una delle principali cause delle assenze dei dipendenti e del ricambio del personale – afferma Virginia Magliulo, General Manager ADP Italia – il che significa che sostenere i dipendenti non è solo la cosa giusta da fare, ma è anche un investimento utile“.

Per quanto riguarda la fascia dei giovani, quelli tra i 25 e i 34 anni, percepiscono questa condizione solo all’11%, ma il 44,8% di questi vorrebbero un lavoro meno impegnativo e sarebbero disposti a lasciare tutto per stravolgere la propria vita. Non si capisce se sia bisogno di tempo libero o voglia di evadere, ma secondo un recente rapporto Istat gli italiani sarebbero quelli che dedicherebbero più tempo allo svago.

I lavoratori super stressati sono i 45enni e secondo la ricerca le donne sono quelle che ne risentono maggiormente, rispetto agli uomini. Oltre al lavoro, infatti, devono gestire gli impegni familiari, i figli e la casa e ciò comporterebbe un carico emotivo maggiore.

Quali sono le regioni che contano più lavoratori stressati?

La regione con lavoratori più stressati è la Basilicata con il 40%, seguono la Valle d’Aosta (25%) e il Piemonte (20,4%). Per quanto riguarda, invece, i lavoratori più rilassati in testa ci sono gli abruzzesi (22,7%), seguono il Molise e il Trentino a pari merito (20%). Tra i settori più colpiti, inoltre, quello dei servizi finanziari, della vendita al dettaglio, catering, tempo libero e quello commerciale, media e marketing.

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