9. La compensazione

Con questa manovra l’apneista riporta in posizione neutra i timpani che, a causa della pressione esterna, che riduce i volumi delle zone aeree del nostro corpo, tenderebbero ad introflettersi fino a lesionarsi o a rompersi, se essi non fossero riequilibrati.

La pressione ambiente, che aumenta con la profondità, provoca una riduzione del volume delle parti aeree del nostro organismo (lezione 3), compensando le orecchie si ricostituiscono i volumi originari, mantenendo il timpano in posizione neutra.
Anche la maschera dell’apneista deve essere compensata: essa è piena di aria, che si riduce di volume a mano a mano che si scende in profondità. Se noi non la compensassimo, in essa si creerebbe una dapprima fastidiosa e poi dolorosa ed infine pericolosa situazione di sottovuoto e che, tipo ventosa, potrebbe tirare ed addirittura fare strabuzzare gli occhi dell’atleta.

La compensazione è una manovra che va effettuata più frequentemente nei primi metri di discesa nei quali (primi 10 metri) c’è un dimezzamento del volume delle parti aeree (v. lezione 3, legge di Boyle), che è la riduzione più importante cui assistiamo in una discesa in profondità, a mano a mano che si scende, le riduzioni continueranno ad aversi, ma in maniera men che proporzionale e si allungheranno i tempi necessari tra una compensazione e l’altra.
Essa, tuttavia, sarà sempre più difficile, poiché, riducendosi sempre di più anche il volume dell’aria contenuto nei nostri polmoni, sarà via via più difficoltoso portare alle orecchie la quantità adatta ad espletare tale manovra.

Per facilitare le compensazioni successive è consigliabile che l’apneista parta con le orecchie già compensate, fin dalla capovolta, e che non arrivi mai a sentire quella sensazione ovattata e/o di dolore che ci costringe a compiere tale manovra, ma che anticipi questi momenti: quando si arriva a sentire dolore, spesso è tardi e la compensazione richiederebbe uno sforzo tale che sicuramente, in primis, ne inficerebbe lo stato di rilassamento e poi, in molti casi, non essa andrebbe a buon fine o potrebbe addirittura arrecare qualche danno all’apneista.
Per le stesse ragioni è consigliabile avere sempre una maschera ben compensata, insufflandoci un filino d’aria dal naso, e fare in modo che la sequenza compensatoria sia sempre maschera-orecchie e questo perché una maschera compensata, facilita la manovra che interessa le orecchie. Una maschera non compensata e sottovuoto, invece, tenderebbe a tirare l’aria, a mo’ di stantuffo, attraverso il naso ed a rendere più complicato il riequilibrio dei volumi ed il riposizionamento in forma corretta del timpano.

Manovra di Valsalva:

Si portano le mani al naso, lo si stringe e si soffia: l’aria non può uscire dal naso, né dalla bocca, che deve essere chiusa, per cui va naturalmente alle orecchie. E’ una compensazione efficace che mette in collegamento diretto l’aria che c’è nei polmoni con la membrana timpanica.

Manovra di Marcante Odaglia o Frenzel:

Tale tecnica presuppone, a differenza di quella precedente, che, nel momento in cui mettiamo le mani al naso e soffiamo, con la bocca chiusa, anche la glottide sia chiusa ed il palato molle sia aperto.
Nella maggior parte dei casi la si effettua senza la consapevolezza che stia accadendo tutto ciò, ma sono enormi le differenze tra le due manovre.
Quest’ultima è più dolce e più rilassante rispetto alla prima ed il che è intuitivo, poiché con questa è necessario uno sforzo maggiore, dato che l’aria deve giungere dal basso dei polmoni fino alle orecchie, mentre con Frenzel è l’aria che abbiamo in bocca che deve essere portata ai timpani: il minor percorso che essa deve compiere, richiede l’utilizzo di un minore numero di muscoli, quindi di un minore sforzo e l’esecuzione risulta anche più rapida ed efficace.

Anche i muscoli interessati alla compensazione possono essere allenati, attraverso la ginnastica tubarica, che può essere, per esempio, fatta gonfiando un palloncino col naso. Si può poi esercitare la lingua, estroflettendola ed introflettendola al massimo, le mandibole (esercizi mandibolari) o le guance (soffiare su una candela via via più lontana o attraverso una cannuccia stretta).

Esistono manovre di compensazione per apneisti più ESPERTI: quella per allagamento, che però ha molte controindicazioni e quindi oggi non è più usata ed il Mouth Fill. Con la prima, gli apneisti, arrivati ad una certa profondità, toglievano il tappanaso e lasciavano che il mare allagasse le parti del cavo orofaringeo contenenti aria. Essendo ora, queste, piene di acqua, che è un  liquido, quindi incomprimibile e non soggetto a riduzione di volume sotto pressione, essi aggiravano l’ostacolo od il problema della compensazione.

Il Mouth Fill è una manovra con la quale l’apneista mantiene sempre aperte le tube di Eustachio, gestendo l’aria che ha in bocca, e che continua a ricaricare, prendendola dai polmoni, fino ad una certa quota oltre la quale non gli è più possibile effettuare ricarichi, a causa della riduzione dei volumi che avviene anche all’interno di essi. L’atleta deve essere bravo a gestire la glottide ed a lasciare il palato molle aperto, mentre le mandibole, le guance e la lingua mantengono costantemente l’aria in pressione verso le orecchie.

di Mariafelicia Carraturo
www.feliciacarraturo.it

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