Come si esprime il modello di Advocacy?

Possiamo immaginare che tra le attività di advocacy concepita come giustizia sociale, l’ostetrica/o venga chiamata ad espletare attività di counseling, a favorire l’attaccamento precoce madre/padre e bambino, a promuovere l’allattamento al seno e a supportare il ruolo genitoriale. L’ostetrica può praticare l’advocacy diffondendo la donazione volontaria del latte materno ed alleviando i timori del paziente, oppure aiutando le persone assistite a raggiungere decisioni consapevoli riguardo il proprio stato di salute ed il percorso assistenziale da seguire, ad informarli dei loro diritti e del fatto che il diritto di equità alle cure verrà rispettato, ma anche a mettere in atto una campagna di advocacy.

Che cos’è una campagna di advocacy?

Si tratta di una serie di azioni mirate per influenzare i politici e la popolazione in generale a sostegno di una causa o problema che si desidera modificare. Un esempio di una campagna di advocacy condotta dalle ostetriche potrebbe essere quella di sostenere la donna nelle diverse fasi della gravidanza per aiutarle ad adottare stili di vita funzionali alla gravidanza e prepararla al parto naturale; più a monte la necessità di assicurare la qualità e la sicurezza dei processi assistenziali.

Quali sono le fasi di realizzazione di una campagna di advocacy?

  • La fase di identificazione del problema che occorre affrontare; consiste nell’inquadrare ossia selezionare alcuni aspetti di una realtà percepita e renderli più salienti in tal modo da promuovere una particolare definizione di un problema, l’interpretazione causale, la valutazione morale. Ad esempio in una campagna di promozione di stili di vita funzionali alla gravidanza (ad es. contrastando il fumo, l’uso/abuso di ansiolitici o analgesici….) e di preparazione al parto.
  • La fase di ricerca ossia di raccolta delle informazioni necessarie a garantire che le cause e gli effetti del problema siano compresi; si riferisce alle attività che sono coinvolte nell’individuazione, descrizione, e quantificazione dell’entità di un problema di salute pubblica: caratteristiche con cui si presenta, suoi fattori di rischio e protettivi, sequenze causali, l’efficacia del programma per ogni livello di prevenzione, ostacoli all’efficacia e mutamenti nel tempo in tutti questi fattori.
  • La fase di pianificazione: Quando l’advocacy è stata identificata come la strada appropriata per fronteggiare un problema, c’è la necessità di formulare una strategia, pertanto bisogna stabilire gli obiettivi, gli indicatori, il metodo, le attività, la cronologia. Gli obiettivi devono sempre concordare con quelli di salute pubblica. Gli obiettivi di advocacy attraverso l’uso strategico dei media possono includere un obiettivo trascurato facendo in modo che diventi discusso o più discusso oppure facendo in modo che diventi discusso differentemente; introducendo fatti articolati e prospettive nel dibattito; o introducendo voci differenti in modi calcolati per migliorare l’autenticità o il potere di un argomento.
  • La fase di azione prevede che si agisca in coordinamento con tutti i soggetti coinvolti nella campagna. Questa fase si riferisce alle attività coinvolte nell’attuazione di strategie specifiche, tra cui la raccolta di fondi, specificando tattiche, formulando calendari dettagliati, spostando l’attenzione del personale nelle organizzazioni chiave sul problema. I prodotti intermedi di questa fase includono cambiamenti negli atteggiamenti, abitudini, collocazione delle risorse, ambienti fisici e sociali, e regole sociali che possono influenzare la frequenza o la gravità dei problemi di salute pubblica.
  • La fase di valutazione prevede il monitoraggio delle azioni e dei risultati di tutto il ciclo, ad esempio prevede di decidere quali azioni sono appropriate oppure di rimodulare la campagna di advocacy affinché in futuro venga fatta in modo più efficace.

Queste fasi sono concettualmente sequenziali, ma, in pratica, simultanee. Il lavoro in ogni fase viene continuamente regolato secondo i risultati delle altre fasi. Il lavoro in ogni fase di questa catena di montaggio deve essere continuamente adattato alla luce delle mutate circostanze e dei progressi o degli arresti nelle altre fasi, cosicché anche se l’ultima fase è quella più visibile, il suo successo dipende dalle fasi precedenti. Inoltre l’applicazione di tale campagna ha implicazioni pratiche; ad esempio, i team di difesa della salute pubblica necessitano di membri con competenze complementari in ruoli distinti, ma ben coordinati tra di loro.

Un possibile esempio di applicazione di una campagna di sensibilizzazione di advocacy con un obiettivo rivolto alla salute pubblica potrebbe essere quello di prendere in considerazione le problematiche relative all’assunzione di stili di vita disfunzionali in gravidanza, soprattutto in presenza di patologie come il diabete, e quelle connesse all’elevato ricorso al taglio cesareo.

Una campagna di advocacy in tal senso dovrebbe essere mirata a ridurre l’onere sociale dei problemi di salute pubblica modificando i fattori che favoriscono questi problemi, sia nel contesto sociale e familiare della paziente, che nell’ambito dei processi assistenziali (consultori, reparti ospedalieri).

In tal senso si potrebbe operare verso un’integrazione dei servizi sanitari predisposti alla gestione della gravidanza: medico di famiglia, consultori, reparti ospedalieri, che interconnessi e integrati funzionalmente potrebbero garantire una migliore gestione del processo assistenziale, in tutte le fasi della gravidanza.

Ad oggi tali servizi appaiono scarsamente integrati, con fenomeni di diluizione delle responsabilità, senza azioni comuni per assicurare la sicurezza e la qualità della gravidanza; appare quindi indispensabile intervenire per una migliore gestione ed integrazione delle risorse disponibili nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale.

Successivamente o contestualmente all’integrazione di tali servizi può essere importante favorire campagne di sensibilizzazione verso l’adozione di stili di vita salutari e di riconoscimento precoce di segni e sintomi connessi a patologie di particolare rilevanza clinica, come la gestosi.

In particolare un’appropriata campagna di sensibilizzazione per l’assunzione di stili alimentari appropriati, può essere rilevante per la salute della donna, ma anche del nascituro, sensibilizzando la donna stessa in tal senso, anche dopo il parto. In una campagna di advocacy ci sono tre attori: gli alleati, i neutrali e gli oppositori

Gli alleati, sono rappresentati dalle persone e dalle organizzazioni che supportano la campagna. Gli opinion leaders, le personalità dei media, i membri dei gruppi sono destinati a contribuire con le loro competenze tecniche e con le risorse materiali e finanziarie alla campagna di advocacy.

I neutrali, sono rappresentati dalle persone e dalle organizzazioni che ancora non si sono formati un’idea sulla problematica. Le parti neutrali sono molto importanti nella campagna di advocacy perché possono rapidamente diventare alleati o oppositori.

Gli oppositori sono le persone o le organizzazioni che oppongono una campagna di advocacy.

Le sfide di advocacy spesso provocano reazioni negative da parte delle persone attualmente al potere, o da parte delle persone che seguono altri valori.

L’identificazione degli avversari è importante tanto quanto l’identificazione degli alleati. Capire il ragionamento degli avversari e il motivo per il quale si sentono minacciati dal cambiamento di politica proposto, risulta fondamentale per rendere la campagna di advocacy più efficace. È necessario cercare di convincere gli avversari a cambiare le loro opinioni, o almeno neutralizzare la loro influenza sul cambiamento di politica che si vuole perseguire.

Come possono realizzarsi le azioni di una campagna di advocacy?

L’advocacy della salute pubblica, si realizza efficacemente attraverso l’advocacy dei media. Essa consiste nell’uso strategico dei nuovi mass media per portare avanti un’iniziativa di tattica pubblica.

L’advocacy mediatica cerca di sviluppare e forgiare delle nuove storie di modo che esse rappresentino un supporto per le politiche pubbliche ed infine influenzino coloro che hanno il potere di cambiare o preservare leggi, sancire politiche ed accumulare interventi che possono influenzare l’intera popolazione. Abitualmente riconosciuto come fondamentale per il progetto di salute pubblica, è raramente presa sul serio dalla stessa comunità, rispetto all’attenzione prestata ad altre discipline.

Lo status dell’advocacy come disciplina legittimata resta neofita: pochi, rarissimi sono i programmi sulla salute pubblica indirizzati esplicitamente all’advocacy. Comparativamente ci sono pochi testi manuali e nessuna rivista dedita a quest’esplorazione.

Tuttavia come qualsiasi iniziativa di salute pubblica, un’advocacy efficace richiede un’attenta pianificazione strategica e un altrettanto strategico uso dei moderni mezzi di informazione per essere realizzata.

Una campagna di advocacy consiste in una serie di azioni mirate per influenzare i politici

e la popolazione in generale a sostegno di una causa o problema che si desidera modificare

Le fasi previste per la sua realizzazione sono:

  • fase di identificazione
  • fase di ricerca
  • fase di pianificazione
  • fase di azione
  • fase di valutazione

In una campagna di advocacy ci sono tre attori:

  • Gli alleati: sostengono la campagna
  • I neutrali: possono diventare alleati oppure oppositori
  • Gli oppositori: oppongono la campagna

Attraverso:

  • Siti web.
  • Volantini.
  • Petizioni.
  • Newsletter.
  • Negoziazioni.
  • Conferenze stampa.
  • Scioperi.
  • Opuscoli.
  • Comunicati stampa.

Un caso di organizzazione che applica questo modello di advocacy

L’American Academy of Pediatrics (AAP) è un’organizzazione professionale che include più di 50.000 pediatri. Ha una lunga storia di dedicata, efficiente ed efficace advocacy della salute pubblica e ha sviluppato personale e sistemi a sostegno di questa tematica.

Le funzioni della fase di ricerca sono eseguite da ricercatori interni che raccolgono dati in alcune aree di indagine (ad es. tramite sondaggi utente annuali su temi vari) e dai membri e altri consulenti che lavorano nelle commissioni, gruppi di lavoro, e altri organismi.

Il lavoro della fase di pianificazione comprende anche una vasta diffusione delle informazioni ai membri AAP, alle organizzazioni alleate, al pubblico attraverso unità dedicate all’interno dell’accademia e della messa in rete da parte di organizzazioni nazionali, settori e ai soci con altre società mediche, gruppi di comunità, e le altre organizzazioni rilevanti.

Il lavoro nella fase di azione è condotto dal personale dell’AAP dedicato agli affari di governo, che fa pressione sulle organizzazioni nazionali.

Come faccio a capire se posso essere un’ostetrica/o-advocate?

Gli attributi necessari per poter applicare l’advocacy dei pazienti sono:

  • l’esperienza;
  • la conoscenza;
  • il potere.

Attraverso l’esperienza, le ostetriche acquisiscono le conoscenze che consentono loro di essere sostenitrici più efficaci all’interno del team di assistenza sanitaria e dell’organizzazione.

Il potere di partecipare e di influire sul processo decisionale nasce da entrambe: esperienza e conoscenza. In un’inchiesta, sono stati identificati come importanti caratteristiche dell’operatore sanitario garante per il paziente: la capacità di comunicazione efficace, la conoscenza teoricoscientifica, l’empatia ed il rispetto per la famiglia.

Questo supporta studi precedenti che hanno anche identificato la conoscenza e l’empatia, unitamente all’assertività e alla capacità di comunicazione come attributi importanti affinché si realizzi l’advocacy. Per ottenere questi attributi, le ostetriche devono essere fiduciose nella loro capacità di comprendere i dilemmi etici che si trovano ad affrontare e devono garantire di essere consapevoli dei principi etici basilari per sostenere il loro contributo alle discussioni.

Oltre all’esperienza, alla conoscenza e al potere, le qualità specifiche richieste per essere “sostenitori” dei pazienti, sono:

  • Forti capacità di comunicazione;
  • Capacità di negoziare;
  • Perseveranza;
  • Empatia;
  • Consapevolezza dei bisogni degli altri;
  • Capacità di leggere i segnali e valutare i tempi;
  • Capacità di leadership;
  • Conoscenza delle nozioni sanitarie di base;
  • Essere pensatori del sistema e avere la capacità multitasking sia all’interno e all’esterno del luogo di lavoro.

Fonte: “I modelli Assistenziali intra-partum” di Mediserve, di Vittorio Artiola, Simona Novi, Salvatore Paribello, Ferdinando Pellegrino, Giuseppina Piacente, Andrea Vettori

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