Lo stress come fonte di sopravvivenza

Molto spesso nei contesti lavorativi è possibile che si vengano a creare situazioni di disagio, collegate anche a patologie psichiche. Ciò influisce negativamente sul benessere del lavoratore, attraverso l’aumento del consumo di sigarette o l’abuso di bevande alcoliche.

Il vissuto di disagio inizia con una perdita di motivazione, una caduta di interesse verso il lavoro, ed una demotivazione verso l’attività lavorativa, fino ad una attribuzione di colpe verso l’esterno. Questo atteggiamento appare come una difesa rispetto ad una situazione lavorativa frustante e non gratificante. Se il lavoro piace, ma lo si vive con dissonanza, ciò che viene fuori è un effetto deleterio sull’assetto emotivo dell’individuo. Anche a livello aziendale ci possono essere conseguenze devastanti, che riducono la produttività dell’azienda. I lavoratori sotto stress hanno la sensazione di essere soffocati dal tempo e dagli impegni. In condizioni normali l’individuo dovrebbe essere in grado di gestire il proprio livello di stress, mettere in atto strategie difensive, utilizzando in modo efficace i propri meccanismi di difesa psicologici. Quando però lo stress diventa eccessivo si trasforma in fattori di crisi e di disagio. Ogni individuo reagisce a modo proprio, si pone in relazione a sè stesso e all’ambiente, risponde agli stimoli della vita quotidiana. Ovviamente esistono delle situazioni estreme nei confronti delle quali ogni essere vivente avrebbe difficoltà di adattamento e di sopravvivenza, ma è possibile osservare che ogni individuo risponde diversamente dall’altro. Difronte agli stimoli l’individuo si attiva per fornire delle risposte adeguate. Lo stimolo può essere un pensiero, un’emozione o qualsiasi altro evento della vita. Gli stimoli vengono valutati in relazione al proprio modo di rapportarsi alla realtà, secondo delle modalità particolari.

Hans Selye ha descritto nella “sindrome generale di adattamento” alcune fasi tipiche dello stress. In un primo momento si ha una fase di allarme, in cui l’individuo valuta lo stimolo, ne prende atto e si prepara ad affrontarlo. La seconda fase è quella della resistenza, finalizzata alla conservazione dell’equilibrio. Infine, c’è la fase di esaurimento, dove le riserve d’energia possono esaurirsi. Per gestire queste fasi l’organismo attiva modificazioni biologiche, comportamentali e psicologiche.

Lo stress non si può evitare, infatti è proprio grazie allo stress che riusciamo a sopravvivere. Lo stress è il modulatore delle funzioni biologiche e psicologiche dell’individuo, aiuta a vivere bene e a dare il meglio di se. Un certo grado di stress ha effetti positivi in quanto aiuta le persone a migliorare in situazioni critiche, facendole diventare più attente e affinando le capacitò di concentrazione.

È possibile fare importanti riflessioni

  • Ogni individuo ha un limite soggettivo di tolleranza allo stress
  • Una condizione soggettiva persistente di tensione genera frustrazione
  • Condizioni di iperadattamento sono nefaste

Lo stress non conosce eccezioni: ogni individuo ha un limite, superato il quale non riesce più a gestire la tensione. È importante conoscere questa soglia ed avere la consapevolezza del livello di tensione, in quanto lo stress può essere silenzioso e non percepito da subito.

Fonte: Non ho tempo per… Come logora curare: operatori sanitari sotto stress di Ferdinando Pellegrino

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