Artrite reumatoide

L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica su base autoimmunitaria che colpisce in primo luogo le articolazioni, ma che interessa l’intero organismo e che con il tempo, soprattutto se non adeguatamente trattata, può comportare complicanze cardiovascolari, neurologiche, renali, oculari, polmonari, ecc.

L’artrite reumatoide può insorgere in qualunque momento della vita, anche nei bambini o negli adolescenti (artrite giovanile), tuttavia l’età d’esordio prevalente si colloca tra i 35 e i 50 anni.

La probabilità di esserne interessati, se si è geneticamente predisposti alla malattia, aumenta con l’avanzare dell’età; le donne tendono a esserne colpite 2-3 volte più degli uomini, per ragioni che restano da determinare.  

Cause

È assodato che all’origine dell’artrite reumatoide c’è un fenomeno autoimmunitario (https://www.youtube.com/watch?v=aD3g42-50rg – Fonte: Roche), tuttavia le ragioni e i maccanismi che innescano e sostengono tale autoimmunità restano da determinare.

Un’ipotesi è che a scatenare la reazione infiammatoria iniziale sia una sostanza presente nell’ambiente innocua per la maggioranza delle persone, ma dannosa per chi presenta una predisposizione genetica a sviluppare la malattia (ma gli specifici geni coinvolti restano da precisare).

In alternativa, si ritiene che a causare l’artrite reumatoide possa essere un agente patogeno (virus, batterio, ecc.) in grado di sollecitare in modo abnorme e persistente il sistema immunitario durante/dopo un’infezione occasionale.
Tuttavia, al momento non si conosce la natura di questo agente patogeno, né se sia lo stesso per tutte le persone che sviluppano l’artrite reumatoide.
Più certo è il contributo sfavorevole di alcuni fattori individuali e ambientali, capaci di aumentare il rischio di sviluppare la malattia.
I principali sono rappresentati dall’obesità e dal fumo (che di per sé aumentano il grado di infiammazione sistemica dell’organismo) e dall’esposizione ad alcune sostanze tossiche, come l’asbesto, la silice e altri materiali usati nelle costruzioni.

A livello articolare, il danno caratteristico dell’artrite reumatoide è determinato dall’azione lesiva dell’infiammazione cronica sulla membrana sinoviale, che corrisponde alla sottile guaina che riveste l’articolazione.
All’interno della membrana sinoviale di chi soffre di artrite reumatoide si accumulano cellule infiammatorie, linfociti e fagociti, che ne promuovono l’ispessimento, portando alla formazione del cosiddetto “panno sinoviale”.
Il panno sinoviale invade l’articolazione (riducendone le possibilità di movimento) e gradualmente distrugge la cartilagine ed erode l’osso in modo irreversibile.

Con l’evolvere della malattia, tutti i tessuti dell’articolazione, i tendini, la capsula articolare e i legamenti sono in qualche misura danneggiati e si sviluppano le deformazioni articolari caratteristiche e la conseguente invalidità.  

Sintomi

I sintomi iniziali dell’artrite comprendono la comparsa di rigidità, infiammazione e dolore alle articolazioni, soprattutto delle mani e dei polsi.
I disturbi sono più marcati al mattino appena svegli e tendono a migliorare gradualmente nell’arco di qualche ora, soprattutto se si muovono le articolazioni colpite.
Con l’evolvere della malattia i disturbi diventano via via più significativi e iniziano a manifestarsi anche a livello delle altre grosse articolazioni (piedi, ginocchia, gomiti, spalle, anche, ecc.).

In fase avanzata, oltre al dolore e alla rigidità ormai invalidanti, possono svilupparsi deformazioni ossee a carico delle articolazioni, che riducono ulteriormente la possibilità di movimento.
Nonostante l’artrite reumatoide sia una malattia cronica sempre presente, i sintomi mostrano un classico andamento oscillante nel tempo, con fasi di “remissione”, nelle quali i sintomi sono minimi o assenti, e fasi di riacutizzazione, nelle quali il dolore, il gonfiore e la rigidità articolari creano disagi significativi e seria limitazione funzionale.

Dopo alcuni anni dall’esordio della malattia, specie se presente in forma aggressiva e/o non adeguatamente controllata dalla terapia, possono istaurarsi diverse complicanze a carico di vari organi e apparati.
Le più comuni comprendono: comparsa di noduli a livello di articolazioni o altri organi e tessuti, aterosclerosi e altre patologie cardiovascolari, riduzione della funzionalità polmonare (con conseguenti difficoltà respiratorie), osteoporosi, sindrome del tunnel carpale, sindrome di Sjögren, maggiore suscettibilità alle infezioni e linfomi.  

Diagnosi

Il sospetto che sia presente artrite reumatoide nasce dal riscontro dei segni e dei sintomi caratteristici durante la visita medica e/o riportati dal paziente, supportato dai risultati di alcuni esami di laboratorio e strumentali e dalla valutazione dell’anamnesi familiare.

A oggi non esiste un singolo test di laboratorio che permetta di stabilire con assoluta certezza la presenza della malattia. I parametri più significativi a supporto della diagnosi comprendono: alti livelli di VES (velocità di sedimentazione dei globuli rossi) e proteina C reattiva (CRP), indicativi di un aumento dell’infiammazione sistemica; presenza di anemia; positività agli anticorpi anti-nucleo (ANA, in sigla), al Fattore reumatoide (FR) e agli anticorpi anti-peptidi citrullinati (anti-CCP).

Per valutare il danno articolare e distinguere l’artrite reumatoide da altre malattie infiammatorie che colpiscono le articolazioni viene eseguita la radiografia delle zone che già presentano tumefazioni o segni di infiammazione.
Per evidenziare le alterazioni articolari precoci è però necessario eseguire indagini strumentali più sensibili, come la risonanza magnetica e l’ecodoppler articolari.

Nei casi di artrite reumatoide con manifestazioni atipiche, per diagnosticare correttamente la malattia può essere necessario effettuare la biopsia sinoviale, che consente di analizzare le cellule infiammatorie presenti a livello della membrana che riveste l’articolazione.  

Tra gli stili di vita

Contro l’artrite reumatoide non esistono cure risolutive, ma grazie alla diagnosi precoce e allo sviluppo di farmaci e schemi di trattamento più sicuri ed efficaci, negli ultimi anni le possibilità di contrastare l’evoluzione della malattia e l’insorgenza di complicanze sono notevolmente aumentate.

Quando la malattia è in fase iniziale e “non aggressiva”, il primo approccio prevede l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) o cortisonici per bocca, finalizzata a contrastare l’infiammazione sistemica all’origine del danno articolare, ad attenuare i sintomi locali (dolore e gonfiore), a ridurre la rigidità e a migliorare la funzionalità delle articolazioni colpite.

In presenza di malattia più severa, è invece necessario ricorrere a farmaci più potenti, chiamati DMARD (Disease Modifying Anti-Rheumatic Drug), come metotrexato, lefunomide, sulfasalazina o idrossiclorochina.
I DMARD sono considerati farmaci “di fondo” poiché interferiscono con i meccanismi alla base dell’artrite reumatoide, modificando l’attività della malattia e il suo decorso nel tempo.
Si tratta di rimedi efficaci, ma anche impegnativi da gestire poiché possono determinare un certo numero di effetti collaterali (tossicità epatica, nausea, malessere generale, immunosoppressione, infezioni, ecc.), che alcuni pazienti non riescono a tollerare.

Per il trattamento delle forme di artrite reumatoide che non rispondono adeguatamente ai DMARD e nei pazienti che non riescono a tollerarli, si possono utilizzare farmaci biologici (anticorpi monoclonali) in grado di inibire in modo selettivo e specifico alcune sostanze prodotte dal sistema immunitario, cruciali per sostenere l’infiammazione sistemica, in particolare, interferone-alfa (TNF-alfa) e interleuchina-1 (IL-1).
Rispetto ai DMARD, i farmaci biologici sono meglio tollerati, ma possono comunque avere effetti collaterali non trascurabili, in particolare a causa dell’aumentato rischio di infezioni.
Per ottenere una maggiore efficacia, farmaci biologici e DMARD possono essere somministrati in combinazione.

In aggiunta alla terapia farmacologica, per contrastare l’artrite reumatoide è importante anche adottare alcuni accorgimenti pratici e di stile di vita.
In particolare, va ricordato che, salvo nei momenti di maggior dolore durante le riacutizzazioni, le articolazioni devono essere usate il più possibile, senza sforzarle eccessivamente.
Per mobilizzare le articolazioni delle mani in modo sicuro e imparare gesti alternativi a quelli abituali non più possibili, ci è consigliabile rivolgersi a fisioterapisti esperti e partecipare a programmi di rieducazione funzionale.  

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Related Posts
Read More

Artrosi

L'artrosi, detta anche osteoartrosi, è una condizione cronica degenerativa associata all'invecchiamento, che coinvolge primariamente le cartilagini e le superfici ossee articolari.
Read More

Sensibilità dentinale

Si parla di sensibilità dentinale quando, in risposta a certi stimoli, il paziente avverte un fastidio o un dolore, acuto e di breve durata, che non è attribuibile a cause o disturbi dentali specifici.
Read More

Ablazione della fibrillazione atriale

L'intervento di ablazione della fibrillazione atriale (FA) è una procedura chirurgica finalizzata a eliminare la fonte dell'aritmia cardiaca, attraverso la distruzione selettiva di piccole porzioni del tessuto cardiaco presenti nelle pareti delle camere superiori del cuore (atri), dalle quali partono gli stimoli elettrici all'origine delle onde di contrazione anomala e, quindi, del ritmo cardiaco disordinato.