Reumatismi

Il termine “reumatismi” fa riferimento a un gruppo estremamente ampio e variegato di disturbi comprendente oltre cento malattie reumatiche molto diverse per cause, sintomi e complicanze, che riguardano soprattutto l’apparato muscoloscheletrico (articolazioni, ossa, tendini, legamenti, capsule articolari, muscoli, ecc.), ma che possono interessare anche altri organi e tessuti, come il cuore, i vasi sanguigni, i polmoni, i reni, la pelle, l’intestino, gli occhi, ecc.

In funzione delle parti del corpo principalmente interessate, i reumatismi vengono distinti in “articolari” ed “extra-articolari” (anche se spesso le malattie reumatiche danneggiano contemporaneamente più strutture e tessuti, con diversi livelli di gravità), mentre in relazione al meccanismo d’insorgenza si riconoscono forme reumatiche “infiammatorie” e “degenerative”.
In aggiunta, esistono numerose malattie reumatiche legate ad alterazioni endocrino-metaboliche, a malattie ereditarie del tessuto connettivo, a neoplasie, a malattie neurologiche e neurovascolari, alla sarcoidosi o ad alcune malattie del sangue.

Le malattie reumatiche infiammatorie riguardano soprattutto le donne (interessate 2-3 volte più degli uomini, probabilmente per ragioni di natura ormonale), mentre l’età aumenta la probabilità di essere interessati da malattie reumatiche degenerative (in particolare, l’artrosi); malattie reumatiche infiammatorie abbastanza rare, come per esempio l’artrite idiopatica giovanile, la spondilite anchilosante (https://www.youtube.com/watch?v=_oRBJPxzvro – Fonte: HUMANITAS Research Hospital) e la sindrome di Behçet, possono manifestarsi anche nei bambini e nei giovani adulti.  

Cause

I meccanismi all’origine dei reumatismi sono molto diversi a seconda che si tratti di malattie origine infiammatoria o degenerativa, con ulteriori specificità legate alla particolare malattia reumatica e alle sedi corporee interessate.

In generale, i reumatismi di natura infiammatoria, come l’artrite reumatoide, dipendono da una reazione immunitaria anomala che innesca un processo infiammatorio locale e/o sistemico nel quale le cellule del sistema immunitario (in particolare, i linfociti) aggrediscono determinati tessuti (articolazioni, muscoli, tessuto connettivo, ecc.), liberando potenti mediatori dell’infiammazione (citochine) che danneggiano i tessuti stessi e causano i sintomi caratteristici della malattia (variabili in funzione dell’organo/struttura bersaglio).

A oggi sono noti molti dettagli di questo processo immunomediato, ma non i fattori iniziali che lo innescano.
La probabilità di sviluppare una malattia reumatica infiammatoria è legata a una predisposizione su base genetica, che può essere slatentizzata da fattori interni o esterni sfavorevoli.

Tra le possibili cause scatenanti ipotizzate (in gran parte da verificare) ci sono infezioni virali o batteriche (in particolare da streptococchi), traumi, stress ed esposizione a sostanze di vario tipo presenti nell’ambiente.

Nei reumatismi di natura degenerativa, come l’artrosi, il danno articolare deriva dalla disidratazione, dalla perdita di elasticità e dall’usura della cartilagine, che si assottiglia e si deteriora, esponendo le superfici articolari a un maggior sfregamento, con danni ossei e deformazioni conseguenti.
I principali fattori all’origine del processo degenerativo sono l’invecchiamento, lo stress meccanico imposto alle articolazioni per lunghi periodi a causa dell’attività professionale o sportiva, i traumi accidentali, il sovraccarico prolungato (sovrappeso, obesità, lavori manuali pesanti, ecc.), la presenza di imperfezioni anatomiche articolari e la presenza di infiammazione articolare (artriti).

L’esposizione a condizioni ambientali sfavorevoli (freddo, umidità) non è una causa di artrosi o altri reumatismi, ma può promuoverne l’insorgenza e peggiorarne i sintomi. Sovraccarico e traumatismi sono all’origine anche di molti reumatismi extra-articolari come borsiti, tendiniti e periartriti, mentre le cause delle sindromi fibromialgiche diffuse resta sconosciuta (nonché probabilmente dipendente dal concorso di una molteplicità di fattori sfavorevoli).

Più certa è l’origine della “febbre reumatica”, che di norma interessa i bambini: in questo caso, a provocare l’infiammazione articolare acuta e le possibili complicanze (principalmente a carico delle valvole cardiache e del miocardio) sono le infezioni da streptococco del gruppo A non curate correttamente (molto spesso la febbre reumatica compare dopo una faringotonsillite). 

Sintomi

Poiché lo spettro delle malattie reumatiche possibili è molto ampio, anche disturbi, segni e sintomi possono essere molto diversi nei vari casi.

In generale, nelle forme che interessano le strutture articolari (artrosi, artrite reumatoide, gotta, ecc.), il principale sintomo è il dolore, che può essere più o meno intenso a seconda della severità dell’infiammazione e/o del danno presente a livello dei tessuti coinvolti e accompagnato da rigidità, gonfiore e limitazione nei movimenti più o meno marcati e persistenti.

Le malattie reumatiche che interessano principalmente i muscoli come la fibromialgia, invece, si caratterizzano per la presenza di dolore muscoloscheletrico localizzato o diffuso, spesso associato a stanchezza, a malessere generale e a numerosi altri sintomi, variabili da paziente a paziente, anche di tipo psico-emotivo.

In caso di forme infiammatorie che coinvolgono i vasi sanguigni e il sangue (come alcune forme di lupus eritematoso sistemico e la sindrome di Behçet) può essere presente un dolore infiammatorio diffuso dovuto alla vasculite e una maggior propensione alla trombosi, con conseguente occlusione dei vasi sanguini.  

Diagnosi

La diagnosi di reumatismi parte dal riscontro dei sintomi caratteristici delle diverse patologie sottostanti e da un’iniziale inquadramento con indagini di laboratorio e strumentali individuate caso per caso dal medico di famiglia, in funzione delle manifestazioni osservate, delle caratteristiche del paziente, dell’età, della sua storia clinica e dell’eventuale familiarità per singole patologie.

Dopo l’inquadramento iniziale, è sempre necessario un approfondimento specialistico che, a seconda dei casi, potrà essere di competenza del reumatologo/immunologo, dell’ortopedico e/o del medico internista.

Data la complessità, l’eterogeneità e, in molti casi, la rarità delle forme reumatiche possibili, in alcuni casi per arrivare alla diagnosi corretta possono essere necessarie numerose valutazioni e un certo tempo.  

Tra gli stili di vita

Obiettivo della terapia dei reumatismi è attenuare i sintomi derivanti dalla presenza della degenerazione cronica dei tessuti interessati e/o dalla presenza di infiammazione acuta, occasionale o persistente.

Sia nei reumatismi con una componente infiammatoria che nelle forme articolari degenerative associate a dolore moderato-severo, i principali medicinali impiegati sono i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) locali o sistemici, gli analgesici oppiacei (codeina, tramadolo) e non-oppiacei (paracetamolo) e corticosteroidi (da assumere per bocca o da iniettare direttamente a livello della struttura articolare infiammata).

In alcuni casi, l’aggiunta di un farmaco antidepressivo può contribuire a ridurre il dolore e l’eventuale contrattura reattiva associata (per esempio, nella fibromialgia).
Per le malattie reumatiche con una base autoimmune deve essere prevista anche una terapia con farmaci “di fondo”, in grado di modificare il decorso della patologia tenendo sotto controllo l’attivazione immunitaria.
Su questo fronte, nel caso delle artriti infiammatorie (artrite reumatoide), il farmaco di riferimento è il metotrexato.
Altri farmaci utilizzabili sono immunosoppressori come ciclofosfamide, azatioprina e micofenolato.

Quando queste terapie non sono sufficienti a “spegnere” la malattia o sono controindicate/non tollerate dal paziente, si possono impiegare farmaci biologici, di norma costituiti da anticorpi monoclonali.

Nel caso di reumatismi articolari dovuti alla gotta (indotta dal deposito di cristalli di urato nelle articolazioni), la terapia degli attacchi infiammatori acuti si basa sull’assunzione di farmaci antinfiammatori più o meno potenti e colchicina, mentre come terapia di fondo per prevenire il ripetersi degli attacchi vanno presi regolarmente composti che interferiscono con il metabolismo dell’acido urico (come l’allopurinolo) o che ne facilitano l’eliminazione dall’organismo (uricosurici).

La “febbre reumatica” dei bambini viene di norma trattata con una terapia antibiotica a base di penicillina, da intraprendere tempestivamente e da mantenere per diversi anni (in genere, fino all’inizio dell’età adulta) per ridurre il rischio di complicanze cardiache e prevenire possibili recidive.  

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