Adolescenti e fluidità sessuale

Il termine “Fluidità Sessuale” è stato coniato nel 2008 dalla Psicologa Americana Luisa Diamond per evidenziare come l’orientamento sessuale (eterosessualità, omosessualità, bisessualità, asessualità, pansessualità) possa essere flessibile, sia cioè una variabile che può subire modificazioni. Il concetto si è poi esteso anche alla identità sessuale stessa che è un processo in continuo divenire e che comprende sesso biologico, identità di genere, ruolo di genere, orientamento sessuale ed orientamento affettivo.

Come tutto questo si riverbera in adolescenza?
Partiamo da alcune affermazioni importanti nella loro scontatezza: l’adolescenza è un’età di crisi e crisi, in un abusato riferimento etimologico, rimanda a “rottura” e ad “opportunità”; gli adolescenti sono per assunto di base “in cammino”, “alla ricerca della loro identità” e di questa identità quella sessuale (sia come identità di genere che come orientamento sessuale) è una parte importante, anzi importantissima. Non sorprende quindi che il sesso sia un naturale terreno di prova e di scontro, un terreno cioè dove ricercarsi, affermarsi, differenziarsi.

L’acquisizione dell’identità sessuale è un processo complesso, articolato che passa attraverso un gioco di identificazioni e contro-identificazioni sia a livello familiare che sociale. Partendo dalla percezione di pulsioni e desideri (che non sono lineari) si apre all’altro, ad un universo estraneo e sconosciuto. Tutto questo può essere fortemente ansiogeno e destabilizzante. Se un tempo i turbamenti erano collegati prevalentemente a limiti morali e religiosi, la società attuale sembra accogliere maggiormente e con tolleranza le ansie e le incertezze sessuali degli adolescenti.

Questo però non ha sgombrato il campo da angosce o pericoli.

Anzi sembrerebbe che per gli attuali adolescenti l’acquisizione di una identità sotto alcuni aspetti sia ancora più ardua. Se da una parte a livello collettivo sono stati sdoganati alcuni orientamenti sessuali, è anche vero che molti ragazzi restano come incagliati in una condizione di indeterminatezza ed indifferenziazione. Con la complicità dei media, grazie ad un eccesso di vita virtuale rispetto a quella reale e ad una sessualizzazione sempre più precoce, loro che rifuggono ogni definizione (vissuta come una gabbia categoriale) si definiscono “fluidi”, sbandierando una bisessualità che si esprime in esperienze occasionali e poco stabili. Questa bisessualità nella maggioranza dei casi non rappresenta la tappa di un processo di crescita e di ricerca della propria autenticità e del proprio benessere psicofisico, ma una sorta di scorciatoia che solo apparentemente lascia aperte tutte le strade.

Al tempo stesso nella realtà, di fronte all’ambivalenza delle proprie pulsioni ed attrazioni, alle insicurezze connesse con quello che immaginano il loro ruolo di genere, all’ansia connessa con il contatto con l’altro in quanto altro e altro come genere, ai turbamenti derivanti da un corpo in trasformazione, questi ragazzi sono poi alla ricerca di altre definizioni: sono omosessuale, sono in un corpo che non mi corrisponde, sono asessuato ecc., una sorta di etichetta e di “conferma” sociale.

In adolescenza infatti non si dovrebbe parlare di “omosessualità” ma di esperienze omosessuali, così come un certo disagio nel proprio essere maschio o femmina sarebbe da inserire nella faticosa ricerca della propria individualità piuttosto che collocarla subito sotto un’etichetta (anche se questa è alla moda e fortemente alternativa). Se per le passate generazioni la trasgressione adolescenziale passava attraverso atteggiamenti e scelte politiche o culturali di ribellione e di rottura, oggi sembra essersi trasferita sulla sessualità. Molti ragazzi sperimentano comportamenti senza alcuna consapevolezza profonda, in una sorta di ricerca di attenzione ed esibizionismo. Ad esempio in una delle ultime consultazioni una ragazza di 14 anni, a fronte di una difficile e conflittuale separazione tra i genitori e sentendosi lusingata ed attratta dalle attenzioni di una coetanea, lascia alla madre un messaggio nel quale afferma di “sentirsi un maschio nel corpo di una donna”, richiedendo di parlare con uno psicologo con l’aspettativa di avere una specie di certificazione.

Come ha detto Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma, “…., quella dei giovani di oggi è una tendenza, una moda, quasi un obbligo… Si parla di fluidità, i ragazzi molto spesso sperimentano e hanno un’esperienza con una persona dello stesso sesso in età scolastica ma non per questo possono essere definiti omosessuali o bisessuali.”

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