7. Mondo animale e piante, un equilibrio importante

Le piante stabiliscono relazioni più o meno profonde con organismi appartenenti agli altri regni. Quando osserviamo una pianta nel suo ambiente naturale difficilmente possiamo cogliere la sua intimità: esiste un intreccio di relazioni sotterraneo e invisibile ed esistono rapporti di amicizia introversi e nascosti agli occhi indiscreti.

Le specie appartenenti a regni diversi possono associarsi tra loro a volte anche in maniera curiosa; le piante non fanno eccezione, coltivando amicizie anche di lunga data. Tra le più antiche vanno annoverate quelle con funghi e con batteri; questi ultimi spesso frequentano la rizosfera di alcuni vegetali, ossia la porzione di suolo che circonda le radici; alcuni addirittura vengono ospitati all’interno di tubercoli radicali appositamente costruiti.
Una vicinanza così intima è tollerabile soltanto se c’è un reciproco tornaconto: i batteri appartenenti alla famiglia Rhizobiacee, per esempio, sono utili per la loro capacità di fissare l’azoto atmosferico rendendolo disponibile per le piante. Le associazioni tra pianta e fungo sono spesso localizzate nell’area dell’apparato radicale, lì dove le cellule filamentose fungine, leife, si estendono tra radici e terreno approfittando della capacità fotosintetica vegetale per attingere sostanze zuccherine.

D’altro canto le piante sfruttano l’enorme capacità di assorbimento delle ife fungine per migliorare l’approvvigionamento di sali minerali dal terreno. Questi rapporti sono talmente stretti da togliere il fiato: le specie coinvolte dipendono completamente le une dalle altre per la propria sopravvivenza.
Si tratta di simbiosi, dal greco sin e bios, vivere insieme, ed è uno degli eventi naturali più incredibili. La simbiosi costituisce non solo un’opportunità ma una vera e propria “spinta evolutiva” complementare alla selezione naturale darwiniana.

Se nel rapporto simbiotico beneficiano entrambe le specie coinvolte (o le varie specie coinvolte) si parla di simbiosi mutualistica ed è a questa che facciamo riferimento in questa sede.
Esistono esempi di simbiosi estremamente complesse anche tra mondo vegetale e mondo animale e a questo proposito vogliamo riportarne un esempio assai curioso, la mirmecofilia, nella quale le formiche proteggono i vegetali simbionti dalle offese di altri insetti e dalla minaccia di piante “invadenti”, ricevendone in cambio riparo e nutrimento.

Acacia cornigera, una specie dell’America centrale, ha grandi strutture trasformate in spine cave internamente alla base delle foglie, le stipole, nelle quali albergano formiche; queste si nutrono dei corpi di Belt, corpuscoli ovoidali ricchi di grassi e proteine che si trovano all’apice delle foglioline; inoltre possono attingere anche da nettàri extrafiorali per integrare le sostanze zuccherine: sono proprio queste ultime che agiscono sull’enzima invertasidelle formiche Pseudomyrmex ferrugineus le quali, una volta saggiato il nettare dalla loro ospite, non sono più in grado di digerire gli zuccheri prodotti da altre piante. Praticamente una manipolazione a tutti gli effetti!

La ridotta capacità metabolica che ne consegue lega per sempre i mutualisti alle piante ospiti, le quali avranno sempre a disposizione un esercito pronto a difendere il territorio da qualsiasi minaccia. Del resto le formiche non potrebbero chiedere altro avendo trovato in un’unica soluzione vitto e alloggio!
Un altro esempio di simbiosi mutualistica molto intima tra le piante e gli insetti è dato dall’interazione tra il genere Ficus e il suo impollinatore, una particolare specie di vespa del genere Blastophaga, dalle dimensioni molto piccole: le vespe impollinano la pianta che, a sua volta, fornisce il nutrimento e l’ambiente adatto per la crescita e lo sviluppo delle larve degli insetti; praticamente una nursery a tutti gli effetti!

Ma non è necessario avere relazioni così strette e di interdipendenza, un’amicizia può anche essere passeggera: la coccinella gialla Psyllobora vigintiduopunctata frequenta quelle piante sulle cui foglie può trovare il suo alimento preferito: la muffa! Si tratta infatti di una specie di coleottero micofago ossia che si nutre di funghi.

Del resto, i vantaggi di un allevamento di coccinelle nei campi coltivati sono noti da tempo in quanto la loro dieta comprende soprattutto insetti fitofagi parassiti delle piante.
La coccinella gialla ha un’alimentazione più primitiva nutrendosi come le sue antenate di funghi e, durante il suo pascolo, è in grado di ripulire una superficie fogliare di circa 30 cm quadrati ogni giorno; inoltre non soltanto gli adulti ma anche le loro larve sono ghiotte di muffe. Pertanto il ciclo biologico della P. vigintiduopunctata risulta essere molto utile a tutte quelle specie vegetali che vengono attaccate dalle muffe responsabili di comuni malattie delle piante, quali oidio e ruggini.

Capita a volte che una pianta offra rifugio e protezione gratuiti, senza chiedere nulla in cambio.
Alcuni animali si nascondono all’interno di un fiore, lontani da occhi indiscreti e magari trascorrono lì alcune ore prima di andare via senza pagare alcun tributo; altri invece sfruttano l’asilo offerto dal fiore per attuare la propria strategia predatoria: l’agguato.
É quello che fanno ad esempio alcuni ragni: questi artropodi molto pazienti sono in grado di soggiornare per ore all’interno di un fiore aspettando che uno sprovveduto insetto capiti da quelle parti, magari si tratta di un insetto offensivo per la pianta e in tal caso il ragno ha involontariamente reso il favore!

Le piante relazionano anche con l’animale Homo sapiens: non ci riferiamo alle specie che l’uomo sceglie per decorare i propri spazi verdi, né a quelle utilizzate a scopo alimentare, bensì a quelle che “scelgono”di vivere con noi, le cosiddetteantropofile.
Queste piante prediligono gli ambienti frequentati dall’uomo dove trovano terreni ricchi di composti azotati, soprattutto nitrati, e per questo vengono definite anchenitrofile. Tra queste le comunissime ortiche e le parietarie, quelle che a volte chiamiamo “erbacce” ma che in realtà, pur essendo specie invasive, non creano danni effettivi all’ambiente: semplicemente si comportano come opportuniste sfruttando e colonizzando quei territori dove l’uomo ha già eliminato la vegetazione naturale per edificare, creando lo spazio per le specie erbacee a rapido sviluppo.
Adesso sappiamo che quando osserviamo una pianta in natura, quasi sempre non è sola ma condivide il suo spazio, la sua terra e la sua stessa esistenza con altre creature.
Sono equilibri importanti e molto delicati che vanno protetti poiché, in alcuni casi, sono stati raggiunti nel corso di milioni di anni.

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