La terapia cognitivo-comportamentale nel trattamento della CFS

E’ noto che le persone affette dalla CFS riferiscono al medico anche di disturbi psicologici e di sintomi dell’ansia e della depressione, ed anche che questi pazienti possono potenzialmente ammalarsi di patologie psichiche come il disturbo da ansia generalizzata, quello di personalità, ma anche quello di panico o ancora del disturbo da depressione maggiore.

Pur valutando che la sindrome da stanchezza cronica sembra essere una patologia oggetto di un forte dibattito per le tante trasversalità dei sintomi riportati ma anche per tutte le possibili ipotesi eziologiche avanzate, vanno considerati i sintomi psicologici e la comorbidità psichiatrica nei pazienti CFS.
Fatto salvo un tipo di trattamento integrato della patologia, che includa un’adeguata raccolta anamnestica su possibili origini post-virali della malattia, su fatti e traumi occorsi al paziente, e su un esame psicologico del paziente, al medico curante restano alcune risorse mirate alla riduzione dei sintomi, come il somministrare farmaci antinfiammatori, contrastare la stanchezza con dieta e sonno ristoratore, e infine orientare il paziente verso un trattamento cognitivo-comportamentale, rivelatosi di notevole aiuto per sostenere il paziente aumentandone consapevolezza, capacità di gestione della propria condizion , e capacità collaborative.

La terapia cognitivocomportamentale deriva dalla tradizione della psicologia sperimentale, quella orientata a circoscrivere il campo di indagine alle sole evidenze del comportamento, piuttosto che ai processi mentali che ne sono all’origine.
Essa si prefigge di fornire alle persone strumenti e capacità di conoscenza e di comportamento, che serviranno poi per modificare i propri comportamenti ed anche i pensieri a monte.
Questa pratica è un tipo di psicoterapia che percorre sia l’aspetto della conoscenza che quello dei comportamenti.
Sono stati condotti studi comparativi tra un tipo di trattamento usuale della CFS e un trattamento cognitivo-comportamentale con
risultati pratici significativi e con livelli interessanti di buona risposta da parte dei pazienti, anche se molto dibattuti a livello di gruppi contrapposti di studiosi e ricercatori.

Le conclusioni riportate dalle diverse esperienze cliniche  non essendo a tutt’oggi disponibile una cura specifica per la CFS, sono allineate sul concetto che vada comunque svolta un’azione di contenimento dei disturbi e dei sintomi della sindrome da stanchezza cronica, utilizzando sicuramente strumenti come la terapia farmacologica, la dieta, la diagnosi differenziale di patologie in comorbidità, ma anche metodi di sostegno al paziente per il miglioramento della qualità di vita.

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