Andare a scuola un’ora dopo per imparare di più

Chi dorme non piglia pesci? Forse, ma può prendere voti migliori a scuola, a parità di sforzo e ore passate sui libri durante il giorno.

A segnalarlo sono i risultati di uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Washington, che ha valutato gli effetti di una misura introdotta nelle scuole secondarie superiori del distretto di Seattle (Stati Uniti) allo scopo di concedere ai ragazzi la possibilità di dormire un po’ di più al mattino e avvicinare il numero di ore mediamente dedicate al riposo notturno alle 8-10 ore per notte raccomandate agli adolescenti dall’associazione dei pediatri americani (AAP, American Academy of Pediatrics).

Partendo dalla considerazione che il sonno è essenziale non soltanto per far riposare corpo e mente, ma anche per favorire la riorganizzazione e il consolidamento delle informazioni assimilate durante il giorno, gli esperti americani hanno pensato che posticipare l’orario di ingresso a scuola di circa un’ora, dalle 7.50 alle 8.45 del mattino, potesse avere effetti favorevoli sulle performance intellettive e sulla resa nello studio.

In effetti, gli esiti registrati confrontando i voti ottenuti dagli studenti che frequentavano gli istituti scolastici coinvolti nella sperimentazione negli stessi periodi dell’anno, prima e dopo il cambiamento dell’orario di ingresso, hanno confermato questa ipotesi.

Peraltro, per ottenere risultati scolastici migliori e avvantaggiarsi di una mente più sveglia e ricettiva durante tutta la giornata è servito davvero poco. Allo spostamento in avanti di 55 minuti dell’orario di ingresso a scuola è, infatti, corrisposto un aumento medio del tempo dormito dai ragazzi di 34 minuti, portando la durata complessiva del sonno notturno nei giorni di frequentazione scolastica da una media di 6 ore e 50 minuti a 7 ore e 24 minuti, senza cambiamenti significativi negli orari di addormentamento né altri cambiamenti del ritmo sonno-veglia nei week-end.

Nonostante la durata media del sonno sia rimasta al di sotto del periodo raccomandato dall’American Academy of Pediatrics, oltre che sulle prestazioni scolastiche, il provvedimento del distretto di Seattle ha comportato anche una significativa riduzione del numero di ingressi in ritardo e dell’assenteismo scolastico, soprattutto in favore degli studenti appartenenti a fasce sociali svantaggiate.

Gli effetti complessivi registrati dai ricercatori dell’Università di Washington hanno indotto numerosi esperti a sollecitare i responsabili delle istituzioni scolastiche a prevedere la posticipazione dell’orario di inizio delle lezioni in tutte le scuole secondarie superiori. Ma non sarebbe meno complicato abituare gli adolescenti ad andare a letto prima alla sera?

Forse, ma alla luce delle conoscenze attuali per i ragazzi potrebbe essere più difficile abituarsi ad anticipare l’addormentamento e gli effetti globali di questo tipo di intervento potrebbero non essere particolarmente favorevoli. Durante l’adolescenza, infatti, l’orologio biologico interno tende a essere “spostato in avanti” rispetto a quello degli adulti, rendendo i ragazzi più propensi ad addormentarsi un po’ più tardi alla sera e a svegliarsi un po’ dopo al mattino. Mantenere costante l’orario dell’addormentamento spontaneo dei ragazzi e concedergli anche soltanto 30-40 minuti in più di sonno al mattino sembrerebbe, quindi, essere la soluzione più “fisiologica” e caratterizzata dagli esiti migliori a livello psicofisico e intellettivo.

Fonte

  • Dunster GP et al. Sleepmore in Seattle: Later school start times are associated with more sleep and better performance in high school students. Sci Adv 2018;4:eaau6200
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