Paracetamolo: cosa fare?

In alcuni paesi il paracetamolo viene venduto in quantità maggiori rispetto all’aspirina. La maggior parte delle persone, non conosce le differenze tra le due sostanze. Per questo motivo è raro l’avvelenamento da paracetamolo nel bambino.

Le dosi terapeutiche sono principalmente due: in piccola parte viene eliminato dal rene, mentre per la maggior parte viene eliminato sempre dal rene, ma sotto forma di metaboliti inattivi.

Segni e sintomi

Chi assume una dose eccessiva di paracetamolo può rimanere deluso dal non provare nessun sintomo durante il primo giorno. Successivamente, però il quadro che si presenta è quello di insufficienza epatica acuta. Il paziente può accusare dolore addominale. Istologicamente il danno cellulare epatico è inizialmente centrolobulare, per cui tende a diventare confluente.

Diagnosi e trattamento

Da un punto di vista clinico la cosa difficile è decidere se il paziente abbia ingerito paracetamolo in quantità tali da richiedere la somministrazione dell’antidoto. L’anamnesi è di grande aiuto perché se sono stati ingeriti meno di 15 grammi c’è poco da preoccuparsi. Se la dose è stata superata allora il danno epatico è certo e la morte è quasi inevitabile. Se l’anamnesi è certa è necessario non perdere altro tempo e somministrare immediatamente metionina per via orale o in vena. Gli effetti collaterali di questi antidoti sono minimi, specialmente se dati entro 10 ore dall’assunzione del paracetamolo. Tra le misure accessorie troviamo anche la lavanda gastrica, che può essere eseguita entro le 6 ore.

Fonte: Vadecum di terapia degli avvelenamenti di Roy Goulding

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