Insonnia, ipertensione e diabete: un legame subdolo e sottovalutato

Insonnia, ipertensione e diabete: attenti a quei tre!

Studi recenti hanno dimostrato che esiste una stretta correlazione tra disturbi del sonno e malattie del sistema cardio-metabolico, come ipertensione e diabete. Stando ai numeri, 4 pazienti diabetici su 5 e 2 pazienti ipertesi su 5 presentano spesso sintomi di insonnia. La domanda di chi ha questo disturbo è la seguente: non riesco a dormire.

Si conferma quindi la teoria secondo cui le alterazioni dell’orologio biologico interno possono ripercuotersi negativamente su alcune funzioni fisiologiche fondamentali del nostro organismo, interessando non solo la performance e l’umore, ma anche i livelli ormonali, la temperatura corporea, la pressione arteriosa e il metabolismo energetico.

Secondo la ricerca, gli individui insonni hanno un rischio di ipertensione arteriosa più alto del 300-500% rispetto ai soggetti non insonni, indipendentemente da età, indice di massa corporea, diabete, consumo di alcool e fumo. Probabile causa del legame tra disturbi del sonno, ipertensione e diabete potrebbe essere un basso livello di melatonina, un ormone naturale prodotto nella ghiandola pineale che regola i ritmi circadiani e il funzionamento corretto del nostro orologio biologico interno nell’arco delle 24 ore. Oltre a intervenire sul ritmo sonno-veglia, infatti, la melatonina ha un’azione diretta nella regolazione del metabolismo energetico e del glucosio. Inoltre, agendo sui ritmi circadiani e di conseguenza sulla pressione arteriosa, può influenzare anche il sistema cardiovascolare.

Intervenire sui disturbi del sonno può essere determinante per migliorare il proprio stato di salute complessivo. Ed è in questo contesto che, grazie al contributo di Fidia Farmaceutici, prosegue il Progetto Sonno & Salute, alla sua seconda edizione, il cui obiettivo, sotto l’egida della World Sleep Society e con il supporto di associazioni e società scientifiche italiane, è una precoce identificazione dei pazienti con insonnia o altri disturbi del sonno, per poterli avviare verso un idoneo percorso di cura.

Il primo passo per il trattamento dell’insonnia è sicuramente di tipo comportamentale e mira a correggere abitudini, aspettative e condotte che possono innescare o mantenere il disturbo. Quanto ai farmaci, si utilizzano frequentemente i sedativo-ipnotici a emivita breve e 2 mg di melatonina a rilascio prolungato. È preferibile usare i sedativo-ipnotici per brevi periodi, non oltre le quattro settimane, perché tendono a perdere la loro efficacia se presi sistematicamente ogni notte per lungo tempo; inoltre l’assunzione cronica può avere effetti negativi sulla struttura del sonno stesso nonché sui livelli di vigilanza diurna e su alcune funzioni cognitive come memoria e attenzione.

La somministrazione di melatonina a rilascio prolungato 2mg è invece consigliata soprattutto ai soggetti insonni che hanno superato i 55 anni. Il trattamento non dà assuefazione ed è approvato per una somministrazione di 13 settimane continuative, anche in presenza di altre terapie per la cura dell’ipertensione e del diabete.

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