TROMBOSI VENOSA

Trombosi venosa

La trombosi venosa profonda (TVP) è un processo patologico che si realizza a carico delle vene degli arti inferiori per eccessiva emostasi, con conseguente sviluppo di formazioni trombotiche nel distretto venoso profondo che ostacolano il flusso ematico fin anche alla completa ostruzione.

Trombosi venosa: notizie generali

La TVP affligge principalmente i vasi degli arti inferiori e comporta rischi maggiori quali l’embolia polmonare e l’insufficienza venosa cronica nel lungo termine.

La percentuale di pazienti che sviluppa una sindrome post-trombotica è stimata tra il 20 e il 50% mentre tra il 5% e il 10% degli ammalati svilupperà una forma grave. La TVP colpisce in media 800 mila persone e può causare fino a 100 mila morti all’anno per associata embolia polmonare.

In Europa e Nord-America si stima che 1 adulto su 1000 sviluppa TVP.

Dopo l’infarto del miocardio e l’ictus cerebrale ischemico, il Trombo embolismo venoso (TEV) è una patologia frequente con importante mortalità e morbilità associata: è oggi al terzo posto tra le cause di morte nella popolazione generale ed al primo posto nei pazienti ospedalizzati.

Oggigiorno, l’incidenza della malattia sulla popolazione generale è in crescita, in linea con l’allungamento della vita media e l’aumento del numero di interventi chirurgici, nonostante la pratica preventiva sia ampiamente diffusa.

La TVP è tanto comune quanto silente. Spesso, infatti, il paziente non si rende conto della malattia in corso, a causa dei sintomi aspecifici che la rende così subdola e temibile, con forti ripercussioni sulla qualità della vita della popolazione.

Nel mondo occidentale il tromboembolismo venoso provoca in media una morte ogni 37 secondi, per questo motivo è importante che la patologia, le opzioni terapeutiche e la loro efficacia siano ben note tra i professionisti sanitari, e che sia fatta corretta informazione fra i pazienti.

Cause e fattori di rischio della TVP

La TVP si sviluppa principalmente nel circolo venoso degli arti inferiori, in particolar modo nelle vene della coscia e del polpaccio (vena femorale superficiale, vena poplitea e vena ileofemorale fino alla vena iliaca e cava inferiore nei casi più gravi) esponendo il paziente, nel 40% dei casi ove la patologia non è riconosciuta e quindi trattata, a embolia polmonare.

La patologia può colpire qualsiasi soggetto con maggiore incidenza nella popolazione anziana e nelle donne in gravidanza. Tre sono i fattori scatenanti, riconosciuti come la Triade di Virchow, in onore al medico patologo che per primo definì le cause:

  • inattività e alterazione del flusso sanguigno;
  • ipercoagulabilità;
  • danni endoteliali o lesioni alle pareti dei vasi sanguigni.

L’alterazione del flusso sanguigno è la causa più frequente di TVP e si verifica quando il flusso ematico subisce delle modificazioni, come accade per esempio mantenendo la medesima posizione per un lungo periodo di tempo. Sono infatti a rischio i pazienti allettati e i viaggiatori.

In caso di ipercoagulabilità, il sangue coagula molto più facilmente dando luogo alla formazione di trombi. Tale condizione è legata a patologie, quali ad esempio:

  • aterosclerosi;
  • tumori, in particolare linfomi, tumore del pancreas, dell’ovaio, del cervello, dell’osso;
  • epatite;
  • infezioni, specialmente da HIV.
  • età avanzata;
  • gravidanza;
  • obesità;
  • stile di vita sedentario.

Esistono anche condizioni genetiche che stimolano l’ipercoagulabilità, quali:

  • deficit di antitrombina III;
  • carenza vitamine S e C;
  • Sindrome Nefrosica.

I danni endoteliali riguardano le lesioni a carico del tessuto endoteliale, dotato di proprietà antitrombotiche. Esso può essere causato simultaneamente da diversi fattori:

  • ipertensione arteriosa;
  • fumo da sigaretta e uso di droghe;
  • diabete;
  • fratture, traumi e lesioni da taglio di vario genere;
  • interventi chirurgici, soprattutto ortopedici.

Segni, sintomi e diagnosi di Trombosi Venosa Profonda

Come già indicato pocanzi, la TVP deve la sua pericolosità al fatto che, nella maggioranza dei casi, è asintomatica e i segni, quando presenti, possono essere aspecifici.

In alcuni casi i pazienti cominciano ad avvertire dolore e calore e si accorgono di arrossamento, distensione delle vene superficiali e gonfiore.

Formulare una diagnosi certa al 100% in corso del primo colloquio senza prima avvalersi di alcuni test è praticamente impossibile. Sono, infatti, indispensabili esami di laboratorio quali la valutazione del D-Dimero ed esami di imaging biomedico come l’Ecografia Doppler e la Venografia.

Trattamento della TVP

Gli obiettivi del trattamento contro la TVP sono fondamentalmente tre:

  • ridurre le dimensioni del trombo;
  • evitare che si presentino complicanze maggiori, quali embolia polmonare e sindrome post-trombotica;
  • scongiurare le recidive.

Per ridurre il trombo può essere indicato eseguire la trombolisi con farmaci e la trombectomia con rimozione chirurgica. 

Nel trattamento della TVP è indispensabile l’utilizzo della terapia farmacologica anticoagulante, che rappresenta il gold standard, per curare la malattia e prevenire le recidive. 

In associazione alla terapia anticoagulante può essere indicato l’utilizzo delle calze a compressione graduata e una modesta attività fisica.

Trombosi venosa: problemi emotivi e fisici

La diagnosi di TVP viene molto spesso sottovalutata ed il paziente ne prende coscienza solo dopo le complicanze maggiori come l’embolia polmonare che quando si sviluppa porta con se un carico di angoscia e preoccupazione per sintomi che non passano, rabbia per non aver riconosciuto e trattato precocemente la malattia. 

Non si deve commettere l’errore di tenersi tutto dentro! Parlane con il tuo medico, amici, familiari e se necessario con uno psicologo per affrontare adeguatamente i problemi nel miglior modo possibile.

Imparare ad utilizzare le armi a disposizione è essenziale per condurre una vita normale e per combattere contro la progressione della patologia.

Non nascondere il problema, collabora con il tuo medico nella ricerca di soluzioni.

Trombosi venosa: attività fisica e alimentazione 

La strategia preventiva è molto importante e dev’essere indicata in tutti i soggetti che corrono il rischio di sviluppare la TVP, soprattutto pazienti allettati, viaggiatori e chiunque sia già incorso nella malattia e/o nelle sue complicanze.

Tale prevenzione può essere effettuata con metodi fisici e terapia farmacologica anticoagulante. Le metodiche fisiche implicano esercizi fisici che comportino la contrazione dei polpacci intervallati a lunghe camminate.

L’utilizzo di calze elastiche a compressione graduata può rivelarsi molto utile ed è una metodica particolarmente usata per la prevenzione da TVP prima e dopo gli interventi chirurgici.

La compressione esterna riduce la circonferenza dell’arto e aumenta la velocità del flusso sanguigno nelle vene superficiali e profonde riducendo la stasi e la conseguente formazione di trombi, migliorando l’efficienza valvolare. È controindicato il loro utilizzo nei pazienti soggetti a lesioni cutanee e a ischemia degli arti inferiori.

La prevenzione deve essere sempre associata ad uno stile di vita sano, che comprenda una dieta equilibrata povera di vitamina K, nel caso di assunzione di terapia anticoagulante, evitare posture prolungate ed eseguire una attività fisica regolare con lunghe passeggiate

In particolare

  • evitare la vita sedentaria, l’immobilità prolungata in stazione eretta e in posizione seduta. Giovano i sollevamenti dei talloni facendo leva sulla punta dei piedi (dieci esercizi due volte al giorno) o movimenti di flessione – estensione dei piedi con le gambe orizzontali.
  • quando possibile è utile mettersi con le gambe sollevate (10-15 minuti al giorno) e dormire con i piedi leggermente sollevati (10-20 cm).
  • evitare l’iperalimentazione, l’obesità, cibi piccanti, acolici e caffè. Abolire spezie, fumo, pillola anticoncezionale (se possibile). Integrare la dieta con verdure, agrumi e mirtilli poiché contengono sostanze flebotoniche.
  • evitare bagni troppo caldi (sono preferibili le docce tiepide). Controindicata la sauna. D’estate sono utili spugnature fredde alle gambe e l’uso del gel crioflebotonico e della schiuma ad azione criogenica e flebontonica.
  • giova una moderata attività fisica: camminare (meglio se nell’acque del mare), nuoto e bicicletta sono molto efficaci. Utile risulta, in posizione supina, sollevare le gambe e pedalare ritmicamente nell’aria. Lo yoga, salvo alcune posizioni, migliora il ritorno venoso con la respirazione diaframmatica. Controindicati: tennis, pallavolo, sci, salti in genere (per le brusche contrazioni muscolari) e pesistica (per l’aumento della pressione endoaddominale).
  • evitare il clima caldo umido, le prolungate esposizioni delle gambe al sole, le sabbiature e le depilazioni con cerette calde. Evitare le permanenza vicino a fonti di calore (stufe, caloriferi, caminetti, bocchettoni dell’aria calda dell’auto sulla pedaliera).
  • evitare i pantaloni e le cinture troppe stretti, giarrettiere, busti, guaine. Evitare scarpe con tacco alto o senza tacco.

È bene ricordare che la gravidanza, al pari della pillola anticoncezionale, in linea massima peggiorano l’insufficienza venosa ma soprattutto il rischio di trombosi venosa.

Trombosi venosa: uso appropriato dei farmaci

Farmaci giusti nel modo giusto!

La TVP necessita di terapia anticoagulante che può essere prescritta per breve o lungo tempo. Occorre adeguatamente istruire il paziente all’uso corretto di questi farmaci ed al rischio di sanguinamento a cui inevitabilmente il paziente viene esposto. Il medico valuterà attentamente questo rischio e ne discuterà con il paziente.

Pertanto sarà necessario:

  • ricordare sempre di attenersi scrupolosamente alle indicazioni dello specialista.
  • evitare l’autoprescrizione di farmaci che potrebbe peggiorare la condizione clinica 
  • segnalare la comparsa di effetti collaterali.
  • non modificare la posologia dei farmaci prescritti senza discuterne con il medico.
  • informare lo specialista sull’eventuale somministrazione di altri farmaci per patologie concomitanti.

Trombosi venosa: comunicare in modo efficace

Una buona comunicazione medico/paziente è un obiettivo ideale ma non facile da raggiungere. Empatia, tempo ed un’adeguata formazione sono ingredienti indispensabili per realizzarla. 

Nei soggetti fragili, nei pazienti anziani con sintomatologia clinica conclamata, è indispensabile coinvolgere familiari, amici ed operatori sanitari nell’organizzazione di un percorso finalizzato al miglioramento dell’outcome, nel supporto fisico e psicologico dei soggetti che cercano con sacrificio di conservare una propria autonomia.

Trombosi venosa: prendere decisioni e risolvere problemi legati alla malattia

Informare, istruire, addestrare, educare!

Le prime tappe di un percorso assistenziale dovrebbero prevedere la messa a punto di uno schema di terapia da parte dello specialista, e successivamente, uno spazio di confronto medico-paziente per la corretta attuazione dei programmi concordati.

Bisognerà educare il paziente all’auto-somministrazione dei farmaci, alla comprensione della necessità di terapia sintomatica al bisogno, alla comparsa di sintomi tipici/atipici.

È importante rafforzare la motivazione al rispetto dello schema di trattamento.

Trombosi venosa: riposo notturno 

Dormire bene! 

Migliorare la qualità del sonno è un momento importante per i pazienti che hanno sintomi della TVP come stanchezza e gambe pesanti, facile faticabilità, o affanno se si è avuto una embolia polmonare. Come regole generali

Evitare caffè/tè dopo le 16:00.

Evitare a cena di assumere cibi di difficile digestione.

Andare a letto quando si ha sonno.

Verificare che le caratteristiche del materasso e del letto siano adeguate a garantire una posizione ideale del corpo.

Posizionare cuscini per sollevare il torace in caso di peggioramento della sintomatologia respiratoria in posizione sdraiata, o sotto le caviglie per ridurre il fastidio delle gambe pesanti. 

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