Candidosi vaginale

La candidosi vaginale è una delle più comuni cause di fastidio genitale e vulvare tra le donne in età fertile, soprattutto tra i 20 e i 40 anni.

All’origine delle manifestazioni c’è quasi sempre la moltiplicazione incontrollata del lievito Candida albicans (80-90% dei casi), naturalmente presente in bassa concentrazione anche nella mucosa vaginale sana.

Nella maggioranza dei casi, la vaginite da Candida è di tipo occasionale e “non complicato”, ossia caratterizzata da sintomi lievi-moderati, e riguarda donne in buono stato di salute generale e con difese immunitarie efficienti.

Il 10-20% delle donne può andare incontro a vaginiti “complicate”, ricorrenti (ossia caratterizzate da 4 o più episodi all’anno) e caratterizzate da sintomi severi.

Queste forme sono causate da ceppi di Candida differenti, come per esempio Candida glabrata, e riguardano soprattutto donne affette da diabete poco controllato, debilitate o immunodepresse.

Cause

La Candida è un microrganismo normalmente presente sulle mucose vaginali sane, in equilibrio con il resto della microflora endogena.
La probabilità di essere interessati da candidosi vaginali, a causa di una proliferazione incontrollata del lievito, dipende dalla presenza di una predisposizione individuale più o meno marcata e dal concorso di innumerevoli fattori endogeni ed esogeni, che contribuiscono a promuovere la crescita della Candida, portandola a predominare sugli altri microrganismi presenti.

I principali fattori di rischio per lo sviluppo di candidosi comprendono:

  • cambiamenti ormonali (gravidanza, menopausa, assunzione di anticoncezionali ormonali ecc.);
  • affaticamento e stress psicofisico;
  • assunzione di farmaci che interferiscono con le difese immunitarie (antibiotici, corticosteroidi, farmaci immunomodulatori/immunosoppressori ecc.);
  • uso di detergenti intimi inadeguati, docce vaginali, preparati spermicidi e dispositivi anticoncezionali endovaginali o intrauterini (spirale); presenza di diabete non compensato e/o assunzione di alcuni farmaci antidiabetici (glicosurici);
  • attività sessuale frequente; presenza di malattie a trasmissione sessuale e relativi trattamenti farmacologici;
  • uso di biancheria intima in fibre sintetiche non traspiranti e di indumenti che impediscono una buona aerazione della zona genitale;
  • igiene intima insufficiente/scorretta o eccessiva.

Sintomi

I principali segni e sintomi che devono far pensare a una colonizzazione da Candida delle mucose vaginali comprendono la comparsa di secrezioni biancastre grumose e disomogenee (simili a ricotta) più o meno abbondanti, bruciore e prurito genito-vulvare di intensità variabile, dolore o fastidio durante i rapporti sessuali e, talvolta, bruciore quando si urina. In genere, le mucose genitali interessate si presentano molto arrossate e ricoperte da una patina pulverulenta, ma non sono presenti eruzioni cutanee né lesioni di alcun tipo, né cattivo odore.

La candidosi vaginale femminile non è contagiosa.
Tuttavia, occasionalmente, anche il partner può sperimentare qualche fastidio a causa della Candida, sviluppando una balanite, riconoscibile per la comparsa di intenso arrossamento a livello del glande e del pene, accompagnato da bruciore e prurito.
Questa evenienza, può essere facilmente evitata indossando il profilattico durante i rapporti sessuali.

Diagnosi

Nella maggioranza dei casi, la diagnosi di candidosi è molto semplice e si basa sulla valutazione dei sintomi e dei segni locali e sull’analisi della storia clinica (in particolare, predisposizione alla candidosi o ad altri disturbi vaginali) e delle abitudini sessuali e igieniche della donna.

La valutazione del pH vaginale attraverso semplici test acquistabili in farmacia e da eseguire a domicilio può aiutare a capire se si tratta effettivamente di candidosi o di colonizzazioni vaginali da parte di altri microrganismi, come vaginosi batterica o tricomoniasi. Nella donna con candidosi, non si riscontrano significative alterazioni del pH vaginale, che resta acido e, di norma, inferiore a 4,5 (ossia prossimo a quello delle mucose vaginali sane), mentre in caso di vaginosi batterica o tricomoniasi il pH aumenta spostandosi verso la neutralità.

Per avere l’assoluta certezza che si tratta di candidosi è necessario eseguire test che permettono di evidenziare la presenza del lievito al microscopio o le caratteristiche “fioriture” in coltura, ma questi approfondimenti non sono quasi mai necessari.

Tra gli stili di vita

La stragrande maggioranza delle comuni forme di candidosi viene completamente risolta dal trattamento locale per pochi giorni con creme antimicotiche a base di derivati azolici, da applicare una volta al giorno, preferibilmente la sera prima di coricarsi.
A seconda dei principi attivi e dei dosaggi dei diversi preparati disponibili in commercio, la durata del trattamento generalmente varia da 3 a 7 giorni.

Il trattamento delle forme di candidosi complicate/ricorrenti, soprattutto in donne affette anche diabete o immunodepresse, deve essere valutato e definito dal ginecologo su base personalizzata.

Anche se la candidosi è molto poco contagiosa, durante il trattamento con creme antimicotiche si dovrebbero evitare i rapporti sessuali dal momento che l’irritazione vaginale può causare fastidio alla donna e l’attività sessuale può indebolire ulteriormente la microflora e le mucose già compromesse.
Inoltre, la presenza di Candida facilita la trasmissione di altre malattie sessuali e le creme contenenti derivati azolici possono danneggiare i profilattici in lattice, riducendone l’azione protettiva.

Una volta terminato il trattamento, l’attività sessuale può essere ripresa, ma sarebbe preferibile limitarne l’intensità per circa una settimana, per dar modo al microambiente vaginale di ricostituirsi più rapidamente.
Per supportare questo processo può essere utile applicare prodotti probiotici a base di lattobacilli, in grado di contribuire a ripopolare la microflora vaginale sana e ripristinare il pH acido fisiologico (pH 4,0-4,5).

Anche i rari casi di balanite da Candida dell’uomo possono essere facilmente gestiti con l’applicazione quotidiana, una volta al giorno, di una crema a base di derivati azolici.

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