Diabete e sindromi ipoglicemiche

Il diabete o, più precisamente, “diabete mellito” è una malattia metabolica complessa in cui si riscontra un aumento dei livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) conseguente a un’insufficiente produzione di insulina da parte dalle cellule del Langherans (beta-cellule) presenti nelle cosiddette “isole pancreatiche”.

Oltre che scarsa, in chi soffre di diabete l’insulina può essere usata in modo inefficiente da parte dei tessuti periferici.

Esistono tre forme principali di diabete:

  • Il diabete di tipo 1 è la forma meno comune, insorge tipicamente nell’infanzia o nell’adolescenza e dipende da un malfunzionamento del sistema immunitario, che riconoscendo come estranee le beta-cellule pancreatiche le aggredisce e le distrugge.
  • Il diabete mellito di tipo 2 è il classico diabete dell’adulto e dell’anziano ed è dovuto a un deficit di secrezione dell’insulina da parte delle beta-cellule pancreatiche delle isole di Langerhans, associato a una resistenza dei tessuti dell’organismo all’azione dell’insulina (insulino-resistenza).
    Il diabete di tipo 2 è molto comune e sempre più diffuso nella popolazione: in Italia 3 milioni di persone hanno ricevuto una diagnosi di diabete di tipo 2 e si stima che ulteriori 1,5 milioni presentino la malattia senza saperlo.
  • Il diabete gestazionale è una forma transitoria di diabete che riguarda esclusivamente le donne e si instaura, per definizione, durante la gravidanza, per poi regredire dopo la nascita del bambino, senza creare ulteriori problemi.
    Le donne che l’hanno contratto sono però esposte a un aumentato rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 negli anni successivi. Il diabete gestazionale è del tutto simile al diabete di tipo 2. 

Cause

Nonostante le due malattie abbiano sostanzialmente lo stesso nome e condividano la produzione di quantità insufficienti di insulina da parte di un gruppo particolare di cellule presenti nel pancreas (le cellule del Langherans o beta-cellule), le cause del diabete di tipo 1 e 2 sono completamente diverse.
Nel diabete di tipo 1, a distruggere le cellule del Langherans, riunite nelle cosiddette “isole pancreatiche”, è una reazione autoimmunitaria indotta da cause ignote.
Nel diabete di tipo 2, invece, le beta-cellule vengono progressivamente “esaurite” dal superlavoro di produzione dell’insulina reso necessario dall’aumentata richiesta metabolica.

Questa aumentata richiesta di insulina dipende, a sua volta, dalla contemporanea presenza di iperglicemia dovuta ad alimentazione eccessiva e inattività fisica, condizioni di sovrappeso/obesità e “insulino-resistenza” (corrispondente a una ridotta capacità di muscoli e tessuti di usare l’insulina presente nel sangue e di assorbire, quindi, il glucosio che trasporta).

I principali fattori di rischio per lo sviluppo del diabete tipo 1 comprendono:

  • parenti di primo grado (genitori, fratelli) con diabete tipo 1;
  • presenza di altre malattie autoimmuni (come tiroidite, artrite reumatoide, ecc.); familiarità per malattie autoimmuni (parenti di primo grado).
  • I principali fattori di rischio per lo sviluppo del diabete tipo 2 comprendono: parenti di primo grado con diabete tipo 2;
  • glicemia o HbA1c non ottimali (pre-diabete); pregresso diabete gestazionale (nelle donne);
  • eccesso di peso corporeo;
  • sedentarietà;
  • alimentazione eccessiva o inadeguata;
  • fumo;
  • età avanzata.  

Sintomi

In una fase iniziale il diabete non causa disturbi né sintomi significativi, che iniziano a presentarsi quando gran parte delle cellule del Langherans sono degenerate o comunque divenute incapaci di produrre quantità di insulina sufficienti a supportare le esigenze metaboliche.

Nel diabete di tipo 1 i primi sintomi della malattia comprendono aumento della sete e del bisogno di urinare anche durante la notte, aumento della fame, dimagrimento immotivato, stanchezza, mancanza di forza muscolare, disturbi della vista, difficoltà di contrazione, malessere generalizzato e odore di acetone nell’alito.
Nel diabete di tipo 2 i sintomi sono simili, ma compaiono molto più gradualmente e in modo più sfumato, venendo per lo più trascurati e non riferiti al medico.  

Diagnosi

La diagnosi di diabete viene formulata in seguito al riscontro di concentrazioni di glucosio nel sangue (glicemia) a digiuno superiori a 126 mg/dl in due valutazioni successive e/o a un analogo risultato dopo esecuzione della cosiddetta “curva glicemia”. A seguito del riscontro di glicemia alterata va eseguito il test dell’emoglobina glicata (HbA1c) per ulteriore conferma diagnostica e per stabilire la severità dello scompenso glicemico presente, sulla base del quale impostare la terapia.

In caso di diabete di tipo 1, l’esecuzione delle analisi di laboratorio necessarie per la diagnosi in genere viene prescritta dal medico di famiglia o dal pediatra in seguito al riscontro dei disturbi e sintomi caratteristici (in particolare, aumento della sete e del bisogno di urinare di notte e perdita di peso a fronte di un aumento della fame e dell’assunzione di cibo).
In caso diabete tipo 2, invece, la diagnosi viene perlopiù formulata in modo del tutto casuale in una persona che sta sostanzialmente bene, in occasione di esami di laboratorio periodici di controllo (check-up) o durante accertamenti o un ricovero motivati da un’altra malattia.
La possibile presenza di diabete gestazionale viene monitorata di routine nel contesto delle valutazioni previste durante la gravidanza.  

Tra gli stili di vita

La terapia del diabete è diversa se si tratta di diabete di tipo 1 o di tipo 2 e deve sempre essere impostata dal diabetologo, su base personalizzata, tenuto conto delle caratteristiche della malattia, dell’età del paziente, delle sue esigenze metaboliche e abitudini di vita e dell’eventuale presenza di altre patologie.
Per il trattamento del diabete di tipo 1 è sempre prevista la terapia insulinica ad azione lenta e rapida, somministrata in più iniezioni al giorno (in genere, una di insulina lenta alla sera e le altre di rapida, in corrispondenza dei pasti).
L’assunzione della terapia insulinica deve essere sempre accompagnata dall’autovalutazione della glicemia con glucometro.
In casi selezionati di diabete di tipo 1 molto severo e instabile è possibile considerare l’uso del microinfusore di insulina (“pancreas artificiale”) o il trapianto di isole pancreatiche (che può, se non guarire completamente, quanto meno rendere più gestibile la malattia).
Per il trattamento del diabete di tipo 2, in una prima fase possono essere sufficienti farmaci ipoglicemizzanti orali o iniettivi diversi dall’insulina, mentre nelle forme più avanzate o nei casi caratterizzati da forte scompenso glicemico già alla diagnosi diventa indispensabile ricorrere a una terapia insulinica più o meno impegnativa (ossia, con una sola iniezione di insulina lenta al giorno o con un’iniezione di lenta serale e una o più iniezioni di rapida ai pasti), associata o meno a ipoglicemizzanti orali.

Chiunque assuma terapia insulinica deve seguire attentamente le indicazioni di monitoraggio della glicemia e dosaggio delle unità di insulina da assumere indicate dal diabetologo per evitare di andare incontro a “crisi ipoglicemiche”, corrispondenti a cali drastici dei livelli di glucosio nel sangue con conseguente insorgenza di vertigini, palpitazioni, sudorazione, debolezza e svenimento.
Se non prontamente compensate dall’assunzione di zucchero, le crisi ipoglicemiche più severe possono essere letali.
Che si tratti di diabete di tipo 1 o 2, alimentazione e attività fisica sono fondamentali quanto i farmaci per tenere sotto controllo la malattia e prevenire complicanze sul piano metabolico e cardiovascolare.

A riguardo, è indispensabile che i pazienti seguano le indicazioni nutrizionali fornite dal team diabetologico e si abituino a praticare attività fisica ogni giorno.
Naturalmente il fumo va abolito.
Pertanto, chi soffre di diabete deve seguire un programma di cura strutturato e continuo nel tempo, con visite mediche periodiche dal medico di medicina generale e dallo specialista diabetologo, secondo un protocollo concordato su base personalizzata.

Oltre a monitorare il raggiungimento/mantenimento del compenso glicometabolico, il programma di cura deve includere lo screening e la stadiazione periodica delle eventuali complicanze croniche della malattia (neuropatia e retinopatia diabetiche, piede diabetico, nefropatia, problematiche cardiovascolari, ecc.), con l’esecuzione, ripetuta a intervalli prestabiliti, di tutti gli esami necessari.

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