Gonorrea

La gonorrea è una delle malattie a trasmissione sessuale (MST) più diffuse a livello mondiale, in entrambi i sessi, già a partire dall’adolescenza; se non riconosciuta e trattata adeguatamente in tempi rapidi può comportare complicanze e riduzione della fertilità, soprattutto nella donna.

Cause

La gonorrea è causata dalla infezione da parte del batterio N. gonorrhoeae contratta durante rapporti sessuali non protetti con un partner che ospita il microrganismo a livello dell’uretra (uomo) o dell’apparato genito-urinario (donna).

Il contagio avviene per contatto diretto con le secrezioni contenenti il batterio.
Una volta avvenuto il contatto, il microrganismo aderisce alle cellule che rivestono cute e mucose, penetra nello spazio sotto-epiteliale e inizia a moltiplicarsi, dando luogo all’infezione.
A volte, Neisseria gonorrhoeae può infettare anche il canale rettale, gli occhi e la bocca (potendo quindi essere trasmesso anche per contatto con questi organi).

Sintomi

Nelle donne, l’infezione iniziale interessa il collo dell’utero e i primi sintomi della malattia comprendono piccole perdite di sangue durante i rapporti sessuali, minzione dolorosa e secrezioni vaginali giallastre o con tracce di sangue e compaiono, generalmente, dopo una decina di giorni dal contagio.
Non è raro, però, che la gonorrea rimanga asintomatica per alcuni mesi.
Negli uomini, la malattia si manifesta con la fuoriuscita di pus giallo-verdastro dal pene e un intenso bruciore quando si urina.
In entrambi i sessi, il batterio può contaminare il retto: quando accade, possono comparire sintomi quali infiammazione e prurito a livello dell’ano, secrezioni rettali mucose e sangue nelle feci.

Molto raramente, N. gonorrhoeae può passare nel sangue e raggiungere le articolazioni causando lesioni cutanee, artrite e tenosinovite.

Se la malattia è presente nella donna in gravidanza, il batterio può essere trasferito al neonato durante il parto e infettare gli occhi.
Per questo motivo i bambini nati da madri infette devono essere trattati con nitrato d’argento subito dopo la nascita.

Se non adeguatamente trattata, nella donna, l’infezione da N. gonorrhoeae può portare allo sviluppo della sindrome infiammatoria pelvica (Pelvic inflammatory disease, PID), segnalata dalla comparsa di crampi addominali, perdite di sangue tra un ciclo e l’altro, febbre e vomito.
La PID aumenta il rischio di infertilità e gravidanza ectopica (extra-uterina), con conseguente necessità di interrompere la gestazione.
Nell’uomo, invece, la gonorrea non trattata può causare epididimite, ossia l’infiammazione dell’organo necessario per la maturazione degli spermatozoi, e quindi sterilità.

Diagnosi

A fronte del riscontro di sintomi sospetti e/o dell’adozione di comportamenti sessuali a rischio con partner potenzialmente infettati, per arrivare alla diagnosi di gonorrea è necessario eseguire alcuni esami di laboratorio indirizzati a evidenziare la presenza del batterio nelle secrezioni presenti a livello del collo dell’utero (nella donna), dell’uretra, del retto ed eventualmente della faringe (in entrambi i sessi), prelevate attraverso tamponi.

L’infezione a livello dell’uretra e del collo dell’utero può essere riconosciuta anche attraverso l’analisi delle urine.  

Tra gli stili di vita

In genere, il trattamento della gonorrea si basa sull’impiego di una combinazione di due antibiotici.
Dal momento che negli ultimi decenni sono emersi numerosi ceppi di N. gonorrhoeae resistenti a diversi principi attivi in uso, la scelta degli specifici antibiotici da utilizzare in prima battuta deve basarsi sull’epidemiologia dei ceppi resistenti nelle diverse parti del mondo.

Dopo un eventuale fallimento della terapia di prima linea, invece, si dovranno effettuare test di sensibilità ai vari farmaci disponibili nell’ottica di individuare il profilo di resistenza del batterio responsabile dell’infezione nel caso specifico e impostare una terapia in grado di aggirarla e di eliminare il microrganismo.

Tanto in prima linea quanto nelle successive, tempi e dosaggi del trattamento dipenderanno dalla risposta osservata nel singolo caso.

Chiunque sia consapevole di aver avuto rapporti sessuali a rischio dovrebbe sottoporsi periodicamente a una valutazione ginecologica e a test di laboratorio indirizzati a individuare precocemente possibili MTS e intraprendere tempestivamente le cure del caso, al fine di tutelare se stesso e i partner.

Anche in assenza di comportamenti sessuali a rischio, il medico va interpellato ogni volta che si riscontrino segni o sintomi sospetti a livello dell’area genito-urinaria, anale od orale, come infiammazioni, arrossamenti, dolore intenso quando si urina, secrezioni anomale dal pene (nell’uomo) o dalla vagina e perdite di sangue non legate al flusso mestruale (nelle donne).

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