Crisi emotiva

Nell’uso corrente la parola “crisi” ha un significato drammatico, ossia il passaggio da una condizione di stabilità ad una variabilità degli equilibri precedentemente assunti, ritenendo l’omeostasi quale unico referente di normalità.

La maggiore difficoltà sta nel cogliere gli aspetti funzionali e sani, che si nascondono dietro la maschera del cambiamento e della negatività.
La crisi emotiva, psichica o sociale può essere brevemente riassunta come una reazione ad eventi esterni in cui l’individuo si percepisce incapace di affrontare tali evenienze utilizzando pregressi schemi concettuali, meccanismi adattivi, o far ricorso a precedenti esperienze.
La crisi può essere indotta da numerosi fattori (un evento traumatico, un lutto, la perdita o il cambiamento del lavoro, la fine di una relazione affettiva, la diagnosi di una malattia), o anche da avvenimenti considerati gioiosi (un matrimonio, la nascita di un figlio, una promozione).

Rappresenta sempre un momento di transizione vissuto drammaticamente dalla persona o dalle persone a lui vicine.

Essa necessita di una buona comunicazione, di un idoneo spazio di ascolto. L’operatore deve considerare gli elementi soggettivi che hanno causato la crisi. Deve dedicare tempo ed attenzione ad una corretta analisi della domanda: chi chiede, che cosa chiede, perché adesso, che storia c’è alle spalle.
La richiesta di aiuto è generalmente centrata sul sintomo, ma il sintomo deve essere compreso e collocato all’interno della storia del paziente.
La sola prescrizione di un farmaco, infatti, potrebbe accrescere il disagio.
Nella pratica clinica risultano particolarmente frequenti i disturbi dello spettro ansioso-depressivo, i disturbi dell’adattamento, le crisi emozionali più strettamente reattive a traumi o situazioni stressanti, le forme di somatizzazione.
In molte circostanze si tratta di singoli episodi di disagio, altre volte di condizioni strutturate e profondamente radicate nella storia del soggetto.
L’ansia esprime un vissuto di allarme, che può raggiungere toni elevati e si esprime con uno stato di marcate manifestazioni psicofisiologiche, con l’espressione di sintomi da attivazione vegetativa (palpitazioni, sudorazione, disturbi toracici ed addominali, difficoltà di respiro, nausea ), sintomi psichici (vertigini, sensazione che gli oggetti non siano reali, depersonalizzazione, paura di perdere il controllo, paura di morire), sintomi di tensione.

La depressione si manifesta con un abbassamento del tono dell’umore e la perdita della capacità di provare interesse o piacere, accanto a disturbi del sonno o dell’appetito, senso di affaticamento, scarsa concentrazione, fino ad arrivare ad idee o atti suicidari
La crisi depressiva deve essere affrontata con strumenti farmacologici e psicoterapeutici. Una forma particolare di sintomatologia depressiva è data dall’ipocondria, una persistente preoccupazione di poter avere una o più malattie gravi.
Negli adolescenti si presenta il disturbo del dismorfismo corporeo, preoccupazione eccessiva di un supposto difetto fisico.
In tutti questi casi i sintomi esprimono una sofferenza a livelli più profondi, che necessitano di un ascolto attento ed empatico.

Per disturbi dell’adattamento ci si riferisce ai quadri clinici che insorgono in risposta agli eventi della vita nel tentativo da parte dell’individuo di attuare una strategia di difesa.
Le manifestazioni cliniche sono caratterizzate da una condizione di iperattivazione emozionale con rievocazione spiacevole dell’evento traumatico. Il più delle volte la crisi emotiva si risolve grazie ai meccanismi di difesa fisiologici, di cui ogni soggetto è dotato. Può però evolvere in un disturbo più consistente che necessita quindi di interventi specifici.

Per somatizzaione si intende un’espressione del diario psichico attraverso sintomi fisici, in assenza di una patologia organica conclamata. E’ come se il soggetto scegliesse inconsapevolmente di comunicare il proprio disagio esistenziale e i propri conflitti attraverso il linguaggio corporeo.
Questo tipo di pazienti ha una povertà di linguaggio emozionale, scarse capacità fantasmatiche ed una sostanziale difficoltà a riconoscere le proprie emozioni.
La natura psicologica di questi disturbi deve essere seriamente considerata per evitare una cronicizzazione che potrebbe compromettere la qualità di vita dei pazienti.
Infine si può considerare una crisi emotiva uno stile di vita disfunzionale che comprometta il benessere della persona.
Questo fenomeno può essere ricondotto alla presenza di un nucleo depressivo mascherato, ad una situazione di malessere interiore non riconosciuto o di cui non si ha consapevolezza.

A cura di Ferdinando Pellegrino, psichiatra e psicoterapeuta.

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