La Lombalgia: un sintomo psicosomatico?

Quante volte facciamo riferimento alla colonna vertebrale nel nostro linguaggio:

  • obtorto collo= malvolentieri;
  • a schiena dritta=  essere tutto d’un pezzo;
  • colpo di reni= sforzo intenso per superare un ostacolo;
  • senza spina dorsale= privo di carattere, di personalità e di energia (anche morale).

Sono tutti i modi di dire che, utilizzando metaforicamente la schiena, esprimono caratteristiche della persona sia dal punto di vista del temperamento che in riferimento alle sue modalità di reazione o addirittura alle qualità morale.
Del resto la spina dorsale è la struttura che regge il nostro organismo, gli garantisce solidità ed elasticità, stabilità e movimento.
Dal punto di vista dell’evoluzione ha subito, nel passaggio alla posizione eretta, le maggiori modificazioni. E’ cioè una struttura estremamente sensibile alle sollecitazioni sia interne che esterne e al tempo stesso adattabile.

Questo per sottolineare come disturbi che coinvolgono il collo, le spalle e la parte bassa della schiena possano essere, oltre che la risultanza di problematiche di tipo meccanico, anche il segnale di un disagio psicologico relativo a difficoltà di integrazione e di adattamento con il mondo circostante.
Il risultato cioè di un processo benigno e reversibile nella muscolatura che è di natura psicosomatica e che è stato chiamato “miosite tensiva”.
John Sarno, MD, medico e professore di medicina fisica e riabilitazione alla New York University ha allargato il concetto parlando di “Sindrome di miosite da tensione“, correlando il dolore alla schiena allo stress, in particolar modo ad una condizione di stress cronico.

Parlare di fattori psicologici che sono all’origine del mal di schiena o che contribuiscono al suo mantenimento non significa che i sintomi siano immaginari: sono problemi fisici molto reali causati da disagi psichici e che possono “sciogliersi”  (anche dal punto di vista fisico del dolore) solo se si riesce ad individuare di quale disagio sono segnale e di quali correzioni comportamentali, emotive, esistenziali, relazionali hanno necessità .
Rifuggendo una visione psicosomatica divulgativa, parcellizzata e di tipo meccanico, per cui spalle curve= depressione; rigidità lombare= rapporti sessuali insoddisfacenti; blocco del bacino= eccesso di controllo,ecc. ecc.

Pur riconoscendo la potenza evocativa di queste immagini, poniamo l’accento sul fatto che il sintomo va considerato non solo come un fastidio da eliminare ma come un fil rouge che ci può condurre nella vita del paziente.

Esso infatti ci fornisce una serie di importanti informazioni, ci racconta com’è il soggetto, quali sono le sue aspirazioni e le sue debolezze, la fase della vita che sta attraversando, il suo modo di fronteggiare le difficoltà ecc.

Solo così è possibile ipotizzare un intervento terapeutico specifico e personalizzato, fatto con la partecipazione attiva del paziente. Questo processo è sicuramente meno immediato e più lungo di un uso massiccio di antiffiammatori, ma a differenza di questi ultimi, non sono presenti effetti collaterali negativi.

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