LE IMMERSIONI IN APNEA: 10 Lezioni Video-Assistite

Dal prossimo 12 dicembre 2020 ogni settimana sul portale educareyou e sui social networks.

La parola apnea deriva dal greco, a-pnoia, senza respiro e, se ci fermassimo a pensare non solo che la vita ha avuto origine in acqua, ma che tutti trascorriamo nove mesi immersi nel liquido amniotico prima di nascere, arriveremmo alla scontata conclusione che tale sport è potenzialmente adatto a tutti, perché scritto nel nostro DNA, nel nostro patrimonio genetico.

Se osserviamo un bimbo appena nato è sorprendente vedere come, immerso in acqua, riesca facilmente a simulare una nuotata a rana, trattenendo il respiro anche fino a 40 secondi!

Di questa memoria, l’uomo conserva in sé il riflesso di immersione, per attivare il quale basta anche solo bagnarsi il viso con un po’ d’acqua ed è proprio per l’esistenza di tale riflesso che è più semplice trattenere il fiato immersi in un liquido, piuttosto che a “secco”.
Il contatto con l’acqua induce immediatamente un abbassamento dei battiti del cuore – che arrivano addirittura ad essere solamente 7 o 8 al minuto, quando si parla di profondità estreme – ed una vasocostrizione delle zone periferiche: tale reazione fisiologica favorisce un’irrorazione solamente degli organi vitali a scapito delle zone periferiche, con il risultato di un minore dispendio di energie e di una prolungata capacità di apnea.
L’acqua, inoltre, favorisce un rilassamento sia fisico, che mentale.

L’uomo si immerge in apnea da tempi immemori, basti pensare alle Ama giapponesi, od alle coreane donne del mare od ai pescatori di spugne greci dell’isola di Simi. Proprio ad uno di questi ultimi, Haggi Statti, si fa risalire idealmente l’origine dell’apnea in profondità con la sua epica impresa, risalente all’inizio del secolo scorso, di avere disincagliato un’ancora della Marina Militare, ferma su un fondale di -75 metri.

L’apnea è una disciplina di cui ogni campione che si è succeduto a quello precedente può definirsi un pioniere, poiché spostando i limiti e progredendo nell’esplorazione degli abissi, ha permesso di aggiungere conoscenze ad una pratica antichissima, sulla quale, però, nonostante i recenti progressi negli studi medici, c’è ancora molto da esplorare e da scoprire.

La ricerca del benessere in acqua e la conoscenza di sé sono le due molle fondamentali per avvicinarsi all’apnea.
Per cominciare con tale sport è necessaria una idoneità cardiovascolare, per cui è avvantaggiato chi già pratica una qualche attività fisica e chi non lo fa potrebbe anzi essere incentivato ad iniziare ed a rimettersi in forma. Nuoto, corsa, bicicletta, salto della corda, sono tutti lavori indicati per acquisire una maggiore resistenza e salute del nostro cuore.

È necessario, inoltre, non essere fumatori o comunque smettere di fumare. Non essere, infine, soggetti a frequenti sinusiti, peggio se croniche, e/o tracheiti.
Il fattore psicologico, poi, gioca anch’esso un ruolo molto importante: bisogna ovviamente non avere paura dell’acqua ed avere già una certa dimestichezza con essa, ma nemmeno temere i luoghi chiusi ed il buio. Avere il timore di muoversi in un ambiente diverso dal nostro e soprattutto non sentirsi capaci di risolvere o di affrontare situazioni impreviste potrebbe costituire un problema, tenuto conto che l’apnea si esercita in mare, che è un elemento che muta in continuazione e che può presentare caratteristiche ed aspetti diversi anche nella stessa giornata.

Tranne in casi patologici, nei quali i soggetti prendono farmaci o fanno cure particolari, l’apnea potrebbe essere ed è un modo per diventare più consapevoli delle proprie capacità e per guardare alle nostre paure senza esserne schiavi, cercando, anzi, di superarle.

di Mariafelicia Carraturo
www.feliciacarraturo.it

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