Cambio dell’ora: gli effetti sull’intestino

Il passaggio dall’ora solare a quella legale e viceversa, causa qualche fastidio transitorio a molte persone, soprattutto in termini di risincronizzazione dei ritmi sonno-veglia e dell’orario dei pasti, stanchezza o senso di lieve malessere/nervosismo durante il giorno. In genere, per chi non ha problemi di salute, tutto si risolve in meno di una settimana, periodo massimo necessario per riallineare il proprio bioritmo all’orario imposto per legge.

Per chi presenta fattori di rischio o soffre di malattie specifiche, tuttavia, il cambio dell’ora ogni sei mesi può comportare disagi ben più rilevanti. Numerosi studi epidemiologici hanno indicato da tempo che nelle settimane successive allo spostamento delle lancette dell’orologio aumenta l’incidenza di eventi cardiovascolari acuti severi (infarto cardiaco e ictus cerebrale), così come di episodi di depressione o ansia in persone predisposte.

Dati recenti hanno, inoltre, evidenziato una correlazione tra passaggio dall’ora solare all’ora legale e rischio di veder peggiorare malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD), come colite ulcerosa e malattia di Crohn, con un significativo aumento del numero di riacutizzazioni nei 30 giorni successivi in pazienti che erano sotto controllo nel mese precedente. Un’osservazione del tutto in linea con le conoscenze relative al legame tra i ritmi circadiani e la regolazione dell’attività gastroenterica e della risposta immunitaria e infiammatoria.

In aggiunta, va considerato che il brusco cambiamento della quantità di luce diurna a cui si è esposti, conseguente al finto “fuso orario”, ha un impatto non trascurabile sul tono dell’umore e anche questo aspetto può incidere in modo significativo sui sintomi gastrointestinali delle IBD o della sindrome del colon irritabile (IBS), notoriamente caratterizzate anche da una componente psicosomatica.

Considerato il notevole malessere associato alle riacutizzazioni delle IBD (non di rado invalidanti per diversi giorni/settimane), così come agli eventi cardiovascolari acuti già citati, e il dispendio di risorse sanitarie necessario per trattarle, viene francamente da chiedersi se sia eticamente lecito ed economicamente conveniente continuare a mantenere il rituale cambio dell’ora due volte all’anno, anche in considerazione dell’ormai limitato risparmio energetico che permette di ottenere a fronte della modificazione drastica di abitudini di vita e di lavoro della popolazione.

In Europa, la situazione dovrebbe migliorare dal 2021, anno in cui una recente decisione della Commissione Europea ha previsto il definitivo passaggio all’orario unico, durante tutto il corso dell’anno. In altre aree del mondo, modifiche legislative in questo senso devono ancora essere valutate, a tutto svantaggio di chi ha problemi di salute che possono essere aggravati da un disallineamento transitorio tra orologio interno ed esterno.

Fonte
Föh B et al. Seasonal Clock Changes Are Underappreciated Health Risks-Also in IBD? Front Med (Lausanne) 2019;6:103. doi:10.3389/fmed.2019.00103

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