Polveri sottili, ancora più pericolose di quello che si pensava

Un’ampia ricerca ha confermato i collegamenti precedentemente noti tra l’esposizione a breve termine alle polveri sottili e un aumentato rischio di ricovero e morte per malattie cardiache e polmonari, diabete e tromboembolia. Ma ha anche identificato un maggior rischio di ricovero per numerose condizioni, che vanno dalla sepsi all’insufficienza renale.

Queste novità sono sottolineate da Yaguang Wei, ricercatore presso la Scuola di Salute pubblica di Harvard, a Boston, e primo autore dello studio: « abbiamo scoperto collegamenti finora sconosciuti tra inquinamento e malattie comuni tra le persone anziane, come le alterazioni dei volumi dei liquidi e della concentrazione degli elettroliti, la setticemia, l’anemia, le infezioni del tratto urinario e l’insufficienza renale, anche quando le concentrazioni giornaliere di PM2,5 erano inferiori rispetto i livelli indicati nelle linee guida sulla qualità dell’aria emesse dall’Organizzazione Mondiale della Sanità».

Per queste malattie, raramente studiate in relazione all’inquinamento, ogni aumento a breve termine di 1 microgrammo per metro cubo nei livelli medi di PM 2,5 si è associato a una media di 2.050 ricoveri in più all’anno, di 12.216 giorni totali in ospedale e di 31 milioni di dollari di costi ospedalieri e post-acuti.

Le polveri prodotte dall’inquinamento vengono classificate in base alla loro grandezza: le PM 2,5 hanno un diametro inferiore ai 2,5 micrometri e sono le più pericolose per la salute umana, essendo in grado di penetrare negli alveoli polmonari con eventuale diffusione nel sangue. Secondo le citate linee guida dell’OMS pubblicate nel 2005, le persone non dovrebbero essere esposte a livelli medi di PM 2,5 nelle 24 ore superiori ai 25 microgrammi per metro cubo di aria.

Il team che ha condotto questo nuovo studio ha esaminato i dati ospedalieri dei pazienti Medicare, il principale programma di assicurazione medica amministrato dal governo degli Stati Uniti rivolto alle persone anziane, dal 2000 al 2012. Si sono concentrati su 214 condizioni di salute e hanno analizzato i dati sui livelli medi di inquinamento dell’aria il giorno del ricovero e quello precedente nella località dove risiedevano i pazienti.

Spesso, le persone non sono in grado di evitare l’esposizione all’inquinamento atmosferico, ma possono comunque prendere alcune precauzioni.

Chiunque, ma soprattutto chi ha problemi di salute che possono essere esacerbati dall’inquinamento atmosferico, come condizioni cardiovascolari, asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), dovrebbe informarsi sui livelli locali di qualità dell’aria e, nei giorni particolarmente critici, seguire i consigli degli esperti, che suggeriscono di chiudere le finestre ed evitare l’esercizio all’aperto.  «Inoltre – si afferma in un editoriale che ha presentato lo studio dei ricercatori americani – sia i pazienti che i medici dovrebbero essere consapevoli dell’impatto che la scarsa qualità dell’aria può avere sull’esacerbazione delle malattie, per comprendere e forse trattare meglio tali riacutizzazioni».

Fonte: Wei Y, Wang et al. Short term exposure to fine particulate matter and hospital admission risks and costs in the Medicare population: time stratified, case crossover study. BMJ. 2019 Nov 27;367:l6258.

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