SOCIETA’: quando i nonni vengono sfruttati

Quante volte abbiamo sentito frasi del genere? “ Adoro i miei nipotini, ma da quando ci sono loro non riesco più ad avere un momento per me: ho una precisa tabella da rispettare, che prevede andare a prenderli a scuola, accompagnarli a danza, nuoto, festicciole con gli amichetti…”. Insomma, complice la crisi economica, molti genitori che hanno un lavoro se lo tengono ben stretto e non possono (né vogliono)versare il magro stipendio a costose baby sitter. Tanto ci sono i nonni, in pensione e disponibili – anzi, felici- di dedicarsi loro full time. Ma è sul serio così?

Ha voluto approfondire l’argomento una Convention nazionale di CNA Pensionati ( il sindacato promosso dalla Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa per la tutela e la salvaguardia degli interessi degli anziani). L’evento risale all’estate scorsa, ma vale la pena riportarne le conclusioni, che probabilmente sono sfuggite a parecchi “nonni sfruttati”.

I figli adulti e la strana percezione dello sfruttamento

Dall’incontro ravvicinato con i partecipanti, è emerso il profondo bisogno di considerazione, e la ricerca di un equilibrio, sia nella relazione con i figli, sia nella relazione con il proprio partner. Al di là dell’oggettività o meno di tantissime richieste- come si può leggere sul sito dell’Associazione- ci si trova di fronte ad un vissuto interiore doloroso, rancoroso e triste, che necessita di essere accolto, compreso ed elaborato. L’anziano di oggi è consapevole delle difficoltà della società attuale: il lavoro stressante, la mancanza di tempo, i mille impegni a cui i nipoti non possono e non vogliono sottrarsi (sport, musica, amici), ma le sue esigenze dove vanno a finire, se lo si considera solo come nonno-sitter, poi nonno-parcheggio, e poi ancora mero bancomat?

Lo sfruttamento come sentimento celato.

Le difficoltà dei figli adulti vengono ben comprese da un genitore anziano, che però spesso rinuncia a comunicare i propri pensieri o disappunti rispetto ai percepiti interiori di sfruttamento, per non pesare sui figli già “appesantiti” dalla società. Il percepito, infatti, di molti genitori over 70 è di essere usati dai propri figli per interessi economici o, in generale, per esigenze relative alla gestione dei nipoti e di cura della famiglia dei figli. Questi sentimenti si manifestano inizialmente come accettazione, trasformandosi poi in fastidio, rabbia, poi rancore e infine rassegnazione. “La maggior parte delle volte queste esperienze emotive interiori non vengono comunicate ai propri figli o, se lo si fa, ciò avviene con poca convinzione, facendosi percepire come lamentosi o poco attenti ai bisogni altrui. Il mancato scambio comporta da una parte l’omertà del figlio, che continua nello sfruttamento facendo finta di niente, e dall’altra istiga nel genitore anziano l’origine di sentimenti ostili. Il finale? Una famiglia allargata frustrata, che non può esprimersi, e che, come sempre accade quando si è compressi, prima o poi potrà esplodere, al momento sbagliato, con parole fuori luogo che provocano offese, giudizi, pregiudizi e rancori”.

Il coraggio del confronto tra generazioni.

La conclusione? Parlare e condividere i propri pensieri con i figli: rendere nota la sensazione di “sfruttamento” conduce comunque ad un confronto. E il confronto, si sa, è sempre positivo. In questo caso, potrebbe servire a ripartire diritti e doveri all’interno della famiglia. E , pertanto, stabilire chi dovrebbe fare che cosa, ed entro quali limiti.

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