Tiroide di Hashimoto

La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune che colpisce la tiroide, facendola infiammare in modo cronico e causandone la graduale degenerazione e perdita di funzionalità, con conseguente sviluppo di ipotiroidismo (condizione caratterizzata da un’insufficiente produzione di ormoni tiroidei e relativo squilibrio metabolico).

La tiroidite di Hashimoto è la principale causa di ipotiroidismo nella donna adulta, con picco di insorgenza tra i 40 e i 50 anni, risultando pressoché endemica in alcune zone geografiche.
Anche gli uomini possono essere interessati da tiroidite di Hashimoto, ma meno frequentemente, analogamente a quanto avviene per altre malattie autoimmuni.

Cause

La tiroidite di Hashimoto insorge lentamente nel corso di diversi anni a causa di un’infiammazione persistente della tiroide determinata dall’infiltrazione nella ghiandola di cellule del sistema immunitario (linfociti) che iniziano a riconoscere come “estraneo” e potenzialmente dannoso un enzima contenuto nelle cellule della ghiandola, essenziale per la produzione degli ormoni tiroidei: la tireoperossidasi (TPO).
Le cellule della tiroide vengono, quindi, aggredite attraverso la produzione di anticorpi antitireoperossidasi (anti-TPO), fino a degenerare.

Le ragioni che innescano questa aggressione immunitaria restano da chiarire: alcuni ipotizzano che all’origine vi sia un’infezione virale o batterica, mentre altri propendono per un meccanismo di tipo genetico che porterebbe alla produzione di linfociti difettosi. Indubbiamente, i geni hanno un ruolo almeno predisponente, dal momento che la tiroidite di Hashimoto tende a interessare più membri della stessa famiglia e a concentrarsi in determinate aree geografiche.

Oltre a sesso ed età, due riconosciuti fattori che aumentano il rischio di sviluppare tiroidite di Hashimoto sono il fatto di soffrire già di un’altra malattia autoimmunitaria (artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, diabete di tipo 1 ecc.) e l’aver subito radioterapia al collo in precedenza.

Sintomi

Dal momento che la tiroidite di Hashimoto tende a compromettere gradualmente la funzionalità della tiroide, disturbi e sintomi caratteristici della malattia sono sovrapponibili a quelli dell’ipotiroidismo.

In una fase iniziale, può comparire una tumefazione più o meno significativa alla base del collo, nell’area centrale anteriore, (gozzo) seguita dall’insorgenza di:

  • stanchezza, affaticamento, debolezza muscolare;
  • incremento di peso ingiustificato;
  • stitichezza;
  • ipersensibilità al freddo;
  • pelle secca e capelli fragili;
  • viso gonfio e pallido;
  • voce rauca;
  • rallentamento della frequenza cardiaca;
  • incremento dei livelli di colesterolo nel sangue;
  • dolore a muscoli e articolazioni;
  • flussi mestruali più abbondanti o irregolari;
  • depressione, difficoltà di concentrazione e memorizzazione.

Diagnosi

Il sospetto iniziale di tiroidite di Hashimoto si basa sul riscontro dei segni e sintomi caratteristici della malattia durante una comune visita medica.

Per arrivare alla conferma diagnostica è necessario eseguire alcuni esami del sangue: in particolare, la misura dei livelli di TSH e della frazione libera di ormone T4 (che, in caso di tiroidite di Hashimoto, saranno rispettivamente più alti della norma e ridotti), nonché la ricerca degli anticorpi anti-tireoperossidasi (anti-TPO), che rappresentano l’elemento chiave della diagnosi differenziale.

Tra gli stili di vita

Finché la tiroidite di Hashimoto non determina significative alterazioni dei livelli di ormoni tiroidei e non causa sintomi, non è necessario prevedere una terapia: l’approccio generale consiste nel tenere monitorata la situazione con visite endocrinologiche periodiche e valutazione dei livelli di THS e ormone T4 libero (FT4).

Quando iniziano a manifestarsi segni e sintomi di ipotiroidismo e i valori di TSH diventano prossimi o superiori a 10 ng/ml, diventa necessaria una terapia sostitutiva con farmaci che mimano l’azione degli ormoni tiroidei (levotiroxina, L-T4), in grado di ripristinare un controllo metabolico normale.

Una volta iniziata, la terapia sostitutiva dovrà essere assunta per bocca ogni giorno (al mattino, a stomaco vuoto) per tutta la vita per assicurarsi una condizione di benessere. Il dosaggio di L-T4 da assumere deve essere attentamente calibrato dall’endocrinologo nel singolo paziente e, nel corso del tempo o in concomitanza con particolari circostanze o condizioni cliniche, potrà essere necessario modificare la quantità di L-T4 assunta per rispondere in modo ottimale alle richieste dell’organismo.

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