Reflusso gastroesofageo

La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) consiste in un’accentuata risalita di parte del contenuto acido dello stomaco verso l’esofago, favorita da una scarsa tenuta o da un’aumentata frequenza di apertura del cardias, la valvola che separa i due organi e che dovrebbe impedire al cibo di salire verso l’alto dopo essere stato ingerito.

La MRGE è uno dei disturbi digestivi più diffusi e sperimentati in età adulta (ne soffre circa una persona su dieci), a prescindere delle caratteristiche individuali, dalle abitudini di vita e dal livello socioculturale, anche se sedentarietà, eccessi alimentari, consumo di alcolici, fumo e stress rappresentano accertati fattori in grado di favorire e peggiorare il disturbo.

Oltre alla forma classica, contraddistinta da iperacidità e bruciore gastroesofageo, esiste anche una malattia da reflusso gastroesofageo non acido o “non soltanto acido”, più subdola e difficile da diagnosticare e da trattare perché causa sintomi che possono essere confusi con quelli di altre patologie, in particolare di tipo respiratorio.

Cause

La malattia da reflusso gastroesofageo è determinata dalla contemporanea presenza di una predisposizione di tipo anatomico, corrispondente a una scarsa tenuta della valvola che dovrebbe impedire al cibo di risalire dallo stomaco all’esofago dopo essere stato ingerito (cardias), e di uno o più fattori aggravanti, transitori o persistenti.

Le circostanze che più comunemente favoriscono il reflusso comprendono:

  • l’introduzione di quantità di cibo e liquidi superiori a quelle che lo stomaco con cardias indebolito è in grado di tollerare (che possono anche essere relativamente esigue);
  • il mantenimento di posizioni che non facilitano il deflusso del cibo dallo stomaco verso l’intestino dopo i pasti (per esempio, stare seduti sul divano o sdraiarsi a letto);
  • la presenza di una scarsa motilità del tubo digerente e/o di svuotamento gastrico e/o transito intestinale rallentati;
  • il sovrappeso (in particolare, obesità addominale);
  • lo stress psicoemotivo; l’assunzione di alimenti che allentano ulteriormente il cardias, molto acidi o irritanti per la mucosa gastroesofagea;
  • la gravidanza (soprattutto nel 3° trimestre), a causa dell’ingombro addominale dovuto al feto.

Sintomi

I sintomi caratteristici della malattia da reflusso gastroesofageo comprendono bruciore gastrico e/o localizzato al centro del torace, dietro lo sterno (molto simile e spesso confuso con quello dell’infarto miocardico), e il rigurgito del contenuto acido dello stomaco, che può talvolta arrivare fino alla faringe.
Nella MRGE moderata-severa, possono essere presenti anche difficoltà di deglutizione a causa dell’irritazione delle mucose.

I sintomi compaiono tipicamente nelle ore successive ai pasti, soprattutto quello serale, e tendono a essere particolarmente intensi e fastidiosi durante la notte, al punto da impedire di addormentarsi o da risvegliare ripetutamente a causa del dolore e del bruciore allo stomaco e all’esofago e del rigurgito acido.

In alcuni casi, i sintomi tipici del reflusso sono assenti, mentre si manifestano tosse, laringite, raucedine o anche lievi forme asmatiche, apparentemente prive di causa, che tendono a persistere e a non rispondere alle terapie di norma usate contro queste patologie.
In questi casi, i sintomi respiratori sono dovuti all’azione irritante delle goccioline di acido che risalgono attraverso l’esofago fino alla trachea e alla faringe e scompaiono dopo aver curato la MRGE.

Se non adeguatamente trattato, il reflusso (acido o non acido) distintivo della MRGE danneggia la mucosa delle pareti dell’esofago, promuovendo l’instaurarsi del cosiddetto “esofago di Barrett”, una condizione che, a sua volta, aumenta il rischio di sviluppare tumore dell’esofago.
Se l’acido arriva fino alla bocca, con il tempo possono essere danneggiati anche i denti (erosione dello smalto).

Diagnosi

La diagnosi di reflusso gastroesofageo si basa sul riscontro dei sintomi caratteristici, seguito dalla verifica dell’effettiva risalita di materiale acido attraverso l’esofago e dalla valutazione del grado di irritazione del cardias e della mucosa esofagea attraverso indagini come la pH-metria e l’endoscopia (gastroscopia).

Un’altra strategia diagnostica prevede l’esecuzione di un “test terapeutico”, che prevede la somministrazione per uno o due mesi degli stessi farmaci contro l’acidità gastrica di norma utilizzati per il trattamento della stessa MRGE, dell’ulcera o dell’esofagite.
Se al termine del ciclo di somministrazione, il bruciore gastrico e/o retrosternale e gli eventuali disturbi extra-esofagei sono scomparsi o se si sono significativamente attenuati, si ha la conferma che a causarli era la MRGE.

Tra gli stili di vita

Nella cura della malattia da reflusso gastroesofageo, l’alimentazione, le abitudini legate ai pasti e lo stile di vita in generale giocano un ruolo chiave.
Le raccomandazioni principali consistono nel mantenere una dieta leggera, caratterizzata da 4-5 piccoli pasti quotidiani, nel ridurre lo stress (anche questo può essere causa della malattia) e nell’evitare cibi e comportamenti che possono favorire gli episodi di reflusso perché allungano i tempi di svuotamento dello stomaco o sono irritanti.

In particolare, è bene:

  • mangiare lentamente, masticando bene il cibo per facilitare la digestione e ridurre il rischio di risalita del contenuto gastrico verso l’esofago;
  • evitare cibi grassi, insaccati, fritti, vino bianco, superalcolici, formaggi stagionati, cacao, tè, caffè, agrumi, bibite gassate, pomodoro, menta;
  • evitare il consumo di latte la sera: inizialmente, tampona l’acidità dello stomaco, ma essendo ricco in grassi rallenta la digestione e favorisce il reflusso;
  • evitare di coricarsi subito dopo avere mangiato, cercando, se possibile, di fare una passeggiata dopo ogni pasto;
  • non indossare indumenti troppo stretti in vita;
  • tenere la testa un po’ sollevata durante il riposo notturno, mettendo uno spessore sotto il materasso, in corrispondenza della testata del letto;
  • abbandonare il fumo di sigaretta;
  • se possibile, evitare di assumere farmaci che possono aumentare l’acidità gastrica, come gli antinfiammatori non steroidei (FANS) e alcuni ansiolitici.

Quando gli accorgimenti alimentari e di stile di vita non sono sufficienti a eliminare il disturbo, si può ricorrere a farmaci antiacidi che tamponano l’eccesso di acido gastrico (adatti nelle forme lievi, con episodi di reflusso occasionali) o ne inibiscono la produzione (per le forme moderate- severe persistenti).
Nel secondo gruppo rientrano gli inibitori dei recettori H2 presenti nella mucosa gastrica e gli inibitori della pompa protonica (PPI).
In alternativa o aggiunta, soprattutto per le forme di MRGE non acido, si possono usare farmaci che agiscono sul cardias, migliorandone un po’ la tenuta, con il baclofen.

Nelle forme più severe, non controllate da stile di vita e terapia farmacologica, si può prendere il considerazione l’intervento chirurgico finalizzato a ridurre la lassità del cardias (fundoplicatio), di norma eseguito per via laparoscopica.

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