Dispepsia

Dispepsia significa “digestione difficile” ed è il termine medico con cui spesso si indica l’indigestione, che invece ha un’accezione più generica e comprende una moltitudine di disturbi diversi della parte superiore dell’addome.

A differenza di una semplice indigestione episodica, i sintomi della dispepsia, anche se non costantemente presenti, tendono a scomparire e ripresentarsi frequentemente per lunghi periodi.

La dispepsia è una condizione patologica caratterizzata da dolore o fastidio localizzato nell’epigastrio, più o meno associato a senso di pienezza e anoressia.
Si parla di dispepsia organica, o secondaria, quando è conseguenza di altre condizioni patologiche e la si distingue così dalla dispepsia funzionale, così chiamata perché in questo caso non è possibile riconoscere la presenza di una causa organica, biochimica o strutturale. 

Cause

Le cause possibili della dispepsia organica sono numerose: si tratta generalmente di patologie del tratto digestivo superiore come esofagite, gastrite, duodenite, pancreatite, epatite e malattie della via biliare; ma potrebbe anche essere conseguenza di deficit enzimatici o di colestasi.
La dispepsia organica si associa anche a intossicazioni alimentari, sbagliate combinazioni alimentari protratte nel tempo, abuso di sostanze o all’assunzione di certi farmaci.
Come già detto, non si conoscono invece le cause della dispepsia funzionale: si ipotizza che alla base dei disturbi possa esserci un’ipersensibilità viscerale. Quando sono presenti dolore e bruciore potrebbe trattarsi di un’ipersensibilità all’acido presente nello stomaco.

Nella forma postprandiale entrerebbero in gioco alterazioni della motilità gastrica e la sensazione di pienezza sarebbe semplicemente attribuibile a un rallentamento dello svuotamento gastrico. 

Sintomi

La motilità disturbata presente nella dispepsia funzionale porta a una senibilità amplificata nell’intestino superiore (iperalgesia viscerale). Ciò è dovuto allo svuotamento non coordinato e inefficace del tratto digerente superiore, con conseguenti sintomi di dolore, pienezza e gonfiore.

Altri sintomi comuni della dispepsia funzionale includono bruciore di stomaco, sapore aspro in bocca, eruttazione eccessiva, nausea e talvolta vomito. Tipicamente, questi sintomi sono sporadici, senza una precisa localizzazione e senza fattori aggravanti.

La stragrande maggioranza dei pazienti presenta più di un sintomo.
I sintomi della dispepsia funzionale sono generalmente intermittenti e possono presentarsi con maggiore gravità per diverse settimane o mesi, per poi attenuarsi o scomparire del tutto per qualche tempo.

Diagnosi

La diagnosi inizia dalla raccolta della storia clinica del paziente e dalla descrizione dei sintomi, dell’entità e della tempistica con cui si manifestano, indagando in particolare la loro relazione con alcuni alimenti.

Il medico può verificare l’eventuale presenza di stress, l’abuso di caffè, alcol, fumo, alimenti grassi o piccanti o l’assunzione di certi farmaci.
L’esame fisico può servire a localizzare con maggiore precisione le aree eventualmente dolorabili alla palpazione dell’addome e valutare lo stato nutrizionale.
Il medico formula una diagnosi di dispepsia funzionale quando non ci sono evidenze di malattia strutturale e, da almeno tre mesi, il paziente presenta uno dei seguenti sintomi: senso di pienezza postprandiale fastidiosa, senso di sazietà avvertito anche con l’ingestione di piccole quantità di cibo, dolore o bruciore epigastrico.

Il ruolo delle indagini e dei test nella dispepsia funzionale è spesso frainteso. Le metodiche attuali non possono valutare la motilità gastrica e non esiste un test diagnostico definitivo per confermare la presenza di dispepsia funzionale. Tutti i test convenzionali producono risultati nella norma e questa mancanza di riscontri oggettivi può generare rabbia o frustrazione per il paziente, che continua a sperimentare sintomi molto reali e fastidiosi.  

Tra gli stili di vita

Anche se nessuna prova collega direttamente specifici alimenti alla dispepsia funzionale, ha senso limitare o evitare cibi che, su base individuale, si associano ai sintomi.
Alcuni pazienti segnalano ad esempio un aumento dei sintomi quando consumano quantità eccessive di latte, alcol, caffeina, cibi grassi o fritti, pomodori, agrumi o alcune spezie, ma non esiste una regola e gli alimenti irritanti variano da individuo a individuo.

Evitare porzioni abbondanti durante i pasti e mangiare pasti più piccoli e più frequenti è importante per normalizzare la motilità intestinale superiore. Dopo i pasti, può essere utile evitare di sdraiarsi per almeno due ore.
Gli individui in sovrappeso potrebbero trovare sollievo quando perdono peso, perché sembra che i chili in eccesso esercitino pressione sul tratto digestivo, influenzando la sua funzionalità.

Per il trattamento farmacologico della dispepsia funzionale esistono due approcci principali: neutralizzare l’acido o bloccarne la produzione.
Per neutralizzare l’acido, esistono farmaci da banco che possono eliminare o ridurre i sintomi.
Altri prodotti neutralizzano l’acido dello stomaco e formano una barriera per bloccare l’aumento dell’acido nell’esofago.

Due classi di farmaci che sopprimono la secrezione acida sono gli antagonisti dei recettori H2 dell’istamina e gli inibitori della pompa protonica (IPP).
Gli H2 antagonisti agiscono bloccando l’effetto dell’istamina, che stimola determinate cellule nello stomaco a produrre acido.
Gli IPP agiscono bloccando un enzima necessario per la secrezione acida e hanno un effetto migliore se assunti a stomaco vuoto, da mezz’ora a un’ora prima del primo pasto della giornata.

Alcuni farmaci riducono il reflusso aumentando la pressione dello sfintere esofageo inferiore e le contrazioni esofagee.
Tutti i farmaci sopra discussi hanno regimi di trattamento specifici, che devono essere seguiti scrupolosamente per ottenere il massimo effetto. Di solito, una combinazione di queste misure può controllare con successo i sintomi del reflusso acido.

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