I bambini e la noia

La nostra vita (e quella dei nostri figli) sembra rispondere ad una sorta di imperativo categorico “vietato annoiarsi“. Siamo alla continua ricerca di nuovi stimoli ed il nostro stile di vita ha messo al bando i tempi morti e gli spazi vuoti. Questa dimensione, già problematica per gli adulti, lo è infinitamente di più per i bambini perché corre il rischio di impedire lo sviluppo di una serie di funzioni strutturanti l’organizzazione psichica.

Il lato positivo della noia

Quando un bambino si annoia, quando cioè vive un momento di assenza di stimoli provenienti dall’esterno (che sia qualcuno con cui giocare o un nuovo gioco o il contatto whatsApp) si sente sicuramente perso e senza un ancoraggio (in genere infatti diventa lamentoso e….appunto noioso). Ma è solo da questa condizione di vuoto che può attingere a se stesso, alle proprie risorse ed in particolare alla propria immaginazione. Questo significa non solo attivare la propria creatività, la capacità cioè di creare universi paralleli dentro i quali muoversi e costruirsi percorsi di gioco e di fantasia, ma significa anche acquisire capacità di autoregolazione  (intesa come autoconsolazione, tolleranza e superamento della frustrazione).

Credo che facciano parte del ricordo di tutti gli adulti quei lunghi pomeriggi d’estate nei quali, non sapendo cosa fare, si ciondolava stancamente finchè l’attenzione veniva catturata da un qualche oggetto fino a quel momento insignificante o dalla fila delle formiche che procedeva sul muro o dalle figure di una pubblicazione. Si era accesa una scintilla fatta di fantasia, osservazione, curiosità. Sperimentare di potercela fare, di potersi creare autonomamente un aggancio di interesse e di attenzione, significa affrancarsi da una condizione di dipendenza da una realtà che sembra dover offrire in continuazione stimoli nuovi e maggiori (sempre più giochi, sempre più luci, sempre più suoni ecc…).

Certo è compito dei genitori e degli educatori in genere stimolare i bambini, offrire loro occasioni di esperienze, di apprendimenti e di divertimento, ma questo non solo non può avvenire senza soluzione di continuità ma dovrebbe anche limitarsi a tracciare le linee di confine, lasciando ai bambini la possibilità di definire e di inventarsi i contenuti . Dare un’idea, un imput, una regola ma non organizzare il tempo, il gioco o la relazione. Non c’è bisogno che siano sempre occupati.

Verrebbe da dire “Ode alla Noia”. Lasciamo che si annoino, ciondolino e siano un po’ noiosi, osserviamoli, scopriremo che hanno risorse insperate. Regaleremo loro una capacità che sarà loro per sempre.

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