Iperprolattinemia

L’iperprolattinemia corrisponde a una condizione determinata dalla produzione eccessiva dell’ormone prolattina da parte dell’ipofisi (piccola ghiandola neuroendocrina presente al centro del cervello che media la comunicazione tra l’ipotalamo e il resto dell’organismo), con conseguente aumento dei valori nel sangue superiori a quelli ritenuti normali per garantire il corretto svolgimento dei processi regolati dall’ormone stesso, ossia 25-30 ng/ml.

Si tratta di un disturbo endocrino abbastanzza comune tra le donne, che ne possono soffrire in vari momenti della vita, andando incontro a disturbi dell’ovulazione e della secrezione lattea con conseguente possibile insorgenza di amenorrea e/o galattorrea (fuoriuscita di latte dal capezzolo anche in donne che non hanno partorito da poco e non stanno allattando).
Più raramente, può interessare anche gli uomini.

Cause

L’iperprolattinemia può insorgere per ragioni fisiologiche oppure a causa della presenza di patologie specifiche o come conseguenza dell’assunzione di determinati farmaci.

Le principali cause fisiologiche di iperprolattinemia sono la gravidanza e l’allattamento (la prolattina è l’ormone che stimola la ghiandola mammaria a produrre latte dopo il parto), ma anche lo stress, l’esercizio fisico di una certa intensità, il sonno (la produzione aumenta durante la notte, soprattutto durante il sonno non-REM) e i pasti (con picco di produzione 45 min circa dopo aver assunto cibo, soprattutto se contenente molte proteine e, in particolare, gli aminoacidi arginina, tirosina e triptofano) possono indurre iperprolattinemia.

I principali farmaci che possono causare iperprolattinemia sono i neurolettici (fenotiazine, olanzapina, quietapina, aloperidolo, risperidone ecc.), alcuni antipertensivi (calcioantagonisti ecc.), la metil-dopa, gli antidepressivi triciclici e altri agenti psicotropi, alcuni antiemetici (metoclopramide, domperidone) e antiacidi gastrici (per esempio, gli inibitori dei recettori H2 (cimetidina, ranitidina), le terapie a base di estrogeni, gli oppiacei (morfina, codeina ecc.) e la cocaina assunta in modo cronico.

L’iperprolattinemia secondaria ad altre patologie può svilupparsi in seguito a: tumori dell’ipofisi (adenoma secernente ormone della crescita e prolattina, prolattinoma, adenomi non secernenti che comprimono l’ipofisi); alcune malattie ipotalamiche e ipofisarie (come sarcoidosi, craniofaringiomi, sindrome della “sella vuota” e ipofisiti); aneurismi; metastasi cerebrali di tumori presenti in altre sedi corporee; insufficienza epatica; malattie renali croniche; ipotiroidismo.

Sintomi

L’iperprolattinemia non causa necessariamente disturbi o sintomi evidenti e quando li determina sono differenti negli uomini e nelle donne, in relazione ai diversi ruoli rivestiti dalla prolattina nei due sessi e alla conseguente disregolazione dei processi di norma controllati da questo ormone.

In particolare, nella donna, l’eccesso di prolattina può indurre: alterazioni dell’ovulazione e della secrezione lattea (galattorrea) con conseguente riduzione della fertilità e disfunzioni sessuali; osteoporosi; mal di testa; disturbi della visione; irsutismo (crescita di peli scuri e rigidi in zone del corpo tipicamente maschili, come il volto, la schiena, il torace, le cosce ecc.); ipotiroidismo.

Negli uomini, i principali effetti dell’iperprolattinemia comprendono; impotenza; oligospermia (riduzione del numero di spermatozoi); ginecomastia (aumento del volume del seno); mal di testa; osteoporosi; disturbi della visione; ipotiroidismo.

Diagnosi

La diagnosi di iperprolattinemia parte dal riscontro dei tipici segni e sintomi da parte del medico di famiglia e viene confermata dal dosaggio dell’ormone nel sangue, dopo un semplice prelievo.

Dal momento che i valori di prolattina possono essere influenzati dallo stress, dall’esercizio fisico e dall’alimentazione, in alcuni casi, per essere certi che sia presente iperprolattinemia “cronica” può essere necessario ripetere il dosaggio più volte.

Spesso, alla diagnosi di iperprolattinemia si arriva in modo “accidentale” in donne che si sottopongono ad accertamenti per problemi ovulatori o di infertilità di coppia.

Per caratterizzare meglio l’origine dell’iperprolattinemia (soprattutto in caso si sospetti la presenza di un tumore dell’ipofisi) ed eventualmente pianificare l’intervento chirurgico, è utile la risonanza magnetica cerebrale.

Tra gli stili di vita

La cura dell’iperprolattinemia è strettamente legata alla causa che l’ha determinata e ai disturbi e sintomi che produce, anche in relazione ai desideri e al grado di accettazione di ciascun paziente.

Se l’iperprolattinemia non causa disturbi significativi, si può semplicemente tenere monitorata la situazione senza intraprendere alcun trattamento nell’immediato, mentre se l’eccessiva produzione ormonale è legata a un tumore dell’ipofisi sostanzialmente innocuo, ma sintomatico, si può prevedere una terapia farmacologica che neutralizza parzialmente gli effetti della prolattina nell’organismo (in particolare, con farmaci dopamino-agonisti, come bromocriptina, cabergolina o lisuride).

Quando l’iperprolattinemia è marcata, provoca sintomi significativi (in particolare deficit visivo) e/o è incompatibile con il desiderio di una gravidanza e non risponde adeguatamente al trattamento farmacologico, va considerato l’approccio chirurgico per eliminare il tumore ipofisario (o altre alterazioni dell’ipofisi) all’origine della secrezione eccessiva.

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